Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

suddivisione della Cina, o al minimo a “sperare, se non in una diversità di governi,
almeno in un forte antagonismo delle parti, impersonanti concezioni opposte della
politica nazionale” 267 è stato tradotto in politica dall’Occidente, trent’anni dopo, con
il supporto ai nazionalisti cinesi di Ciang Kai Shek, come vedremo, senza peraltro
avere un successo degno di nota.
Dovendo fare una sintesi, prima di riprendere il nostro percorso, possiamo vedere
da una parte il sistema politico, economico e sociale cinese che si era lasciato
scardinare dall’attivismo occidentale, contro la cui forza militare non era in grado di
opporsi, ma che era entrato in campo per gli atteggiamenti irrealistici ed ingiuriosi
tenuti dalla leadership cinese nei confronti degli Occidentali, i quali non erano certo
dei fior di gentiluomini, ma come tutti gli avventurieri erano la punta di lancia della
penetrazione commerciale del mondo industrializzato, qualcosa che la Cina era stata
la prima al mondo a possedere, ma aveva lasciato andare in rovina.
Il paragone che viene a mente è quello delle matrone romane, che mostravano il
loro profondo, ma inutile, disprezzo per i barbari, mentre questi ultimi strappavano
loro i gioielli dalle orecchie. Ma neanche gli Occidentali erano esenti da critiche, per
quanto riguarda la loro strategia: soprattutto gli Europei miravano ai guadagni a breve
termine, senza aver cura di far crescere il mercato cinese, la cui sola dimensione
avrebbe dovuto far riflettere. Furono gli Stati Uniti gli unici a capire questa verità e
ad impostare un approccio, quello della “Porta Aperta” che produrrà i suoi risultati
quando verrà attuata, dopo circa un secolo dalla sua concezione iniziale.
267 Ibid.
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