Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

determinando una serie di danni economici, morali, fisici e sociali che provocarono la
reazione delle autorità cinesi” 238 .
In effetti, i primi ad importare l’oppio in Cina erano stati i Portoghesi, nel XVIII
secolo, dando luogo, nel 1729, al primo editto contro l’oppio; successivamente, il
governo cinese aveva riammesso questo commercio, sia pure con “una tassa
d’importazione di 3 taels (equivalenti a 20 scellini), per ogni picul di oppio” 239 .
Quindi, i commercianti inglesi avevano approfittato di questa riapertura del
commercio per inondare la Cina di quel prodotto, che ad un certo punto, data
l’enorme espansione del consumo, fu comprato anche in Turchia, dove veniva
prodotto, e rivenduto in Cina.
Poiché “le esportazioni di stoffe di seta, tè e porcellana in breve non furono più
sufficienti a pagare l’importazione di oppio, gli Inglesi pretesero il controvalore in
moneta d’argento cinese. Il passaggio dallo scambio in natura al pagamento in
contanti portò la valuta cinese alla catastrofe” 240 .
Anche in questo caso, fra i due partiti nel governo cinese che sostenevano l’una la
legalizzazione del commercio, sotto sorveglianza e monopolio statale e l’altra,
fautrice della linea dura, che prevedeva di “eliminare totalmente il traffico, attraverso
l’arresto degli spacciatori cinesi e, soprattutto, il taglio netto dei rifornimenti
esteri” 241 , alla fine prevalse quest’ultima, il che costituiva il secondo errore strategico
cinese verso l’Occidente. Prima, infatti, “l’esportazione di argento, per pagare
238
M. SABATTINI e P. SANTANGELO. Op. cit. pag.531.
239
B. LUBBOCK. The Opium Clippers. Ed. Brown, Son & Ferguson, 1976. pag.30.
240
H. S. HEGNER. Op, cit. pag. 16.
241
M. SABATTINI e P. SANTANGELO. Op. cit. pag. 531.
185