Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

quando si ha a che fare con molta gente” 39 (Libro del Fuoco), delle altre scuole di
pensiero, perché “se non conosci bene gli altri, diventa impossibile conoscere te
stesso. Quando ci si sforza quotidianamente di percorrere una via, se il contenuto si
rivela fuorviante, allora non è questa la vera via, anche se personalmente la si ritiene
quella giusta” 40 (Libro del Vento), ed infine del fatto che “anche se ci si impadronisce
dei principi, non bisogna legarsi ad essi, Allorché sei assolutamente libero, da te
scaturirà una forza incredibile, con sguardo imperturbabile tu guarderai al mondo e ne
conoscerai il ritmo” 41 (Libro del Vuoto).
Come si può notare, nel Musashi si trovano anche l’enfasi sui principi, da non
trasformare in dogmi, ed il concetto di velocità nelle operazioni, antesignano della
Blitzkrieg tedesca nella Seconda Guerra mondiale.
Più in generale, la cultura strategica giapponese classica differisce da quella cinese, in
quanto segue “una logica opposta a quella dei Cinesi: il ristabilimento dell’ordine non
si contentava dell’espulsione o della sottomissione simbolica del nemico. Essa
imponeva la sua eliminazione, da cui la devastazione del suo territorio e la ricerca
della battaglia. Ci volevano a volte dei decenni per le regioni, colpite in questo modo,
per riprendersi. Questa brutalità ha traversato i secoli ed è risorta (durante
l’invasione) in Cina, dopo il 1931 e durante la Seconda Guerra mondiale.
Un altro esempio è quello del rapporto col mare. Il Giappone è un arcipelago e non ha
potuto estendersi che al di là del mare. Le vittorie ottenute durante l’era Meiji hanno
naturalmente rinforzato l’immagine di una talassocrazia giapponese. La realtà è ben
39 Ibid. pg. 61.
40 Ibid.
41 Ibid. pg. 62.
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