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Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

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)-L’apertura all’<strong>Occidente</strong><br />

“Basandosi sulla teoria ciclica cinese della storia formulata da Marcel Granet,<br />

spesso si è portati a descrivere in generale i paesi asiatici in pr<strong>ed</strong>a a cicli successivi <strong>di</strong><br />

apertura e <strong>di</strong> chiusura. Questa immagine riguarda soprattutto il Giappone che, per la<br />

sua vicinanza con la civiltà cinese, è stato perio<strong>di</strong>camente molto aperto o molto<br />

chiuso alle sue influenze” 313 . Bisogna <strong>di</strong>re che questa osservazione, indubbiamente<br />

valida, si applica appieno anche ai rapporti del paese con il mondo europeo, che si<br />

presentò relativamente tar<strong>di</strong>, ma ha esercitato nei secoli un’influenza significativa.<br />

Il primo contatto avvenne nel 1543, quando “i Portoghesi raggiungono per la<br />

prima volta l’arcipelago giapponese a Tanegashima, un’ isola a sud <strong>di</strong> Kyushu. Se il<br />

loro approdo è dovuto al caso e ad un’avaria, le conseguenze <strong>di</strong> questo contatto<br />

saranno considerevoli. La prima è l’introduzione dei moschetti e dei principi della<br />

loro fabbricazione, che ben presto si <strong>di</strong>ffondono in tutto l’arcipelago” 314 .<br />

Come si può notare, in una società scossa da continue guerre intestine, qual’era<br />

quella nipponica, il primo oggetto d’interesse, nei confronti degli stranieri fu quali<br />

armi essi portassero, e come esse potessero essere fabbricate, per riuscire a prevalere<br />

sui nemici. V<strong>ed</strong>remo che questo approccio rimarrà costante, nei secoli a venire.<br />

Come però avveniva all’epoca, assieme ai marinai occidentali, <strong>ed</strong> ai loro orologi<br />

meccanici – subito copiati dai giapponesi - venivano i missionari, e nient<strong>ed</strong>imeno<br />

che San Francesco Saverio, gesuita, sbarcò in Giappone nel 1549. Grazie a lui <strong>ed</strong> ai<br />

suoi successori, nel 1580 vi erano già 200.000 cristiani nell’isola <strong>di</strong> Kyushu.<br />

313 R. CALVET. Op. cit. pag. 267.<br />

314 Ibid. pag. 211.<br />

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