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Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

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Anche se il Mahan qui <strong>di</strong>mostra un velato <strong>di</strong>sprezzo per i Cinesi, <strong>ed</strong> inoltre parla<br />

per peri<strong>fra</strong>si, egli si <strong>di</strong>mostra seriamente preoccupato dell’approccio occidentale,<br />

errato perché “non si può solo pensare ai soli vantaggi commerciali” 264 , <strong>ed</strong> avverte<br />

che “tutti i fattori (<strong>di</strong> situazione) devono essere considerati alla luce <strong>di</strong> un grande,<br />

inevitabile futuro, quando, risvegliati dalla consapevolezza del potere <strong>ed</strong> organizzati<br />

grazie all’appren<strong>di</strong>mento dei meto<strong>di</strong> europei, questi popoli, e specialmente la Cina,<br />

saranno in grado <strong>di</strong> avere un’influenza proporzionale alla loro massa, e<br />

domanderanno la loro fetta del vantaggio generale” 265 .<br />

In questa serie <strong>di</strong> passi, veramente profetici, visto cos’è accaduto nel XX secolo,<br />

l’autore riporta anche la posizione americana del tempo, nota come la “politica della<br />

porta aperta”, contraria alle Concessioni – anche se non avendo la forza per<br />

contrastare tutte le potenze europee, doveva accettarle – e soprattutto desiderosa <strong>di</strong><br />

cooptare il popolo cinese, anziché sfruttarlo. Questa politica, dopo numerosi tentativi<br />

finiti male, avrà finalmente l’applicazione nel 1972, durante la presidenza Nixon, e<br />

porterà alla attuale situazione della Cina. Non si può quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re, almeno in questo<br />

caso, che gli Stati Uniti abbiano la memoria corta.<br />

Ma proprio nell’ambito della visione del “grande, inevitabile futuro” <strong>di</strong> cui aveva<br />

parlato, l’autore arriva a considerare che “non è desiderabile che una proporzione<br />

dell’umanità così grande, qual è quella cinese, sia animata da uno spirito unico e si<br />

muova come un sol uomo” 266 . All’epoca, si parlava del “pericolo giallo”, e sotto certi<br />

punti <strong>di</strong> vista se ne parla <strong>di</strong> nuovo ora; questo atteggiamento, favorevole ad una<br />

264 Ibid. pag. 92.<br />

265 Ibid. pag. 93.<br />

266 Ibid. pag. 103.<br />

194

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