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Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

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Il 21 gennaio 1930, la conferenza fu aperta a Londra, con l’obiettivo <strong>di</strong> stabilire<br />

dei tetti massimi nel numero degli incrociatori, un argomento che aveva <strong>di</strong>viso i due<br />

paesi proponenti la conferenza per alcuni anni, date le esigenze notevolmente <strong>di</strong>verse:<br />

la Gran Bretagna, infatti, doveva proteggere il traffico marittimo <strong>fra</strong> il suo vasto<br />

impero coloniale e la madrepatria, mentre gli Stati Uniti dovevano solo avere<br />

incrociatori pesanti, dotati <strong>di</strong> grande autonomia, da usare in Asia, in America del Sud<br />

o in Europa in tempo <strong>di</strong> pace, nonché per scortare le navi da battaglia e le portaerei in<br />

caso <strong>di</strong> guerra, nei vasti spazi oceanici.<br />

Il Giappone, che questa volta era stato coinvolto nelle trattative preliminari, fece<br />

la proposta più semplice, suggerendo “in effetti, che ognuno smettesse <strong>di</strong> costruire<br />

navi da guerra. Anche se irrealistica, essa era una proposta onesta (a quel tempo, il<br />

governo giapponese sperava <strong>di</strong> ottenere reali limitazioni), ma fu ignorata dai due<br />

gran<strong>di</strong>, che si intestar<strong>di</strong>rono sulla questione degli incrociatori” 372 .<br />

Nonostante le <strong>di</strong>fferenze e le <strong>di</strong>ffidenze, l’accordo fu raggiunto il 22 aprile, <strong>ed</strong> il<br />

Giappone ottenne un rapporto, rispetto ai due gran<strong>di</strong>, <strong>di</strong> 5: 3 per gli incrociatori<br />

pesanti, e <strong>di</strong> 10: 7 per quelli leggeri, ma in patria, la maggioranza degli ufficiali <strong>di</strong><br />

Marina si pronunciò contro il trattato, l’ultimo firmato da un governo civile. Essi,<br />

infatti, “riven<strong>di</strong>cavano il fatto <strong>di</strong> rappresentare il vero spirito del Giappone, non<br />

<strong>di</strong>luito dalle influenze straniere, e presentarono argomentazioni emotive <strong>di</strong><br />

irragionevole patriottismo per sostenere una Marina grande almeno quanto quella<br />

degli Stati Uniti o della Gran Bretagna” 373 .<br />

372<br />

S. HOWARTH. Op. cit, pgg. 346-347.<br />

373<br />

Ibid. pag. 350.<br />

266

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