Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

non in autodifesa, per la protezione delle navi e degli equipaggi sotto il Suo comando,
o per resistere ad un atto di violenza personale compiuto verso di Lei o uno dei Suoi
ufficiali” 336 .
Il 14 luglio 1853, Perry entrò nella baia di Tokyo con quattro navi. Nei contatti
con le autorità giapponesi, agevolati dalla sua presenza fisica, dal suo comportamento
scrupoloso e dall’ovvia potenza latente delle sue navi, egli “usò l’idea di tenersi
nascosto alla vista generale finché un funzionario dal grado paragonabile al suo non
si fosse presentato, (e quindi trattarlo) con un fastoso cerimoniale, il cui effetto era
aumentato dal fatto di usarlo con parsimonia” 337 . Questo comportamento era perfetto
nei confronti di un popolo come i Giapponesi, estremamente attenti alle forme, e gli
consentì, nel 1854, di firmare “un trattato di commercio ed amicizia” 338 .
Naturalmente, al rientro in patria piovvero gli elogi per il commodoro Perry, ed il
Segretario di Stato alla Marina, James C. Dobbin gli scrisse: “avete guadagnato
un’ulteriore fama per Voi, onorato la molto onorevole Forza Armata cui appartenete,
e, come noi tutti speriamo, avete assicurato al Vostro paese, al commercio, e alla
civilizzazione un trionfo le cui benedizioni potrebbero essere godute dalle
generazioni che non sono ancora nate” 339 . Il povero Segretario di Stato alla Marina
non poteva immaginare quanto turbolenti sarebbero stati i rapporti fra le due nazioni,
che il commodoro aveva provveduto ad avvicinare!
336 Ibid. pag. 174.
337 Ibid. pgg. 174-175.
338 Ibid. pag. 175.
339 Ibid.
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