Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

solo mediante la sua conversione in velocità, alla maniera di Napoleone, che arrivava
sul terreno dello scontro dodici ore prima del previsto.
L’altro modo di utilizzo del tempo, particolarmente efficace nei confronti di noi
occidentali, è quello di menare apparentemente il can per l’aia, mantenendo però una
pressione costante sulla controparte, in modo da costringerla vuoi ad accettare
condizioni più sfavorevoli, vuoi a scoprire le sue carte, vuoi infine a stancarsi ed a
mollare la presa, un difetto di noi occidentali che si è già visto comparire più volte,
nel racconto delle Crociate. Anche qui, la condizione necessaria è di sapere non solo
dove si vuole arrivare, ma anche qual è l’obiettivo minimo accettabile, cosa che in
Occidente non è un fatto comune.
Infine, e qui arriva l’ultimo, più importante aspetto, una costante nella storia
ottomana, i Turchi erano consapevoli di essere un impero basato sulla forza militare,
strumento che loro utilizzavano verso l’esterno, per conquistare o difendersi, come
anche verso l’interno, per sottomettere gli abitanti dei territori conquistati e
controllare, anche con il ricorso alla forza militare, gli altri potentati islamici, quando
questi ultimi non si lasciavano cooptare. Tracce significative di questo ruolo storico
delle Forze Armate sono avvertibili ancor oggi, nella Turchia kemalista.
Grazie a questi fattori di potenza, gli Ottomani praticarono, nei primi secoli, una
doppia politica, tesa a creare una base solida per ulteriori progressi territoriali: lo
strangolamento progressivo dell’impero bizantino, mediante l’accerchiamento, ed il
controllo dell’Egitto, essenziale base di rifornimento e di transito delle ricchezze per
il futuro impero.
89