Relazioni Pol. - Strat. fra Oriente ed Occidente - Università di Trieste ...

c)-Il confronto con gli Stati Uniti
Chiusa la dolorosa parentesi dei negoziati di Portsmouth, il Giappone riprese la
sua collaborazione con l’Occidente, utile per proseguire la modernizzazione del
paese. L’alleanza con la Gran Bretagna proseguì, tanto che il Giappone dichiarò
guerra agli Imperi Centrali, riuscendo in tal modo ad impossessarsi della Concessione
tedesca di Tsing Tao – ancora oggi nota per l’ottima birra – ma soprattutto degli
“arcipelaghi di Samoa, delle Marshall e delle Caroline” 356 , sia pure – o almeno così fu
creduto negli Stati Uniti – per la sola durata della guerra.
Al momento nessuno si oppose, anche se quegli arcipelaghi, oltre a circondare
l’isola americana di Guam, “fiancheggiavano per una distanza di oltre mille miglia la
linea di comunicazione militare (statunitense) dalle Hawaii a Guam, e da lì alle
Filippine ed alla costa cinese” 357 . Il Giappone, se avesse ottenuto il possesso
definitivo di quelle isole, sarebbe stato quindi in condizione di interrompere ogni
collegamento americano con le proprie aree d’interesse, cosa che fece, con successo,
all’inizio della guerra successiva.
Ma, oltre a collaborare con l’Intesa, la leadership giapponese cominciava a
guardare sempre più intensamente alla Cina, cui avanzò, il 18 gennaio 1915, le
cosiddette “21 richieste”, che erano “un vero e proprio ultimatum che imponeva il
riconoscimento degli interessi giapponesi nella Mongolia Interna, in Manciuria, nello
Shandong (Shantung), nelle provincie costiere sud-orientali e nella valle dello
356 R. CALVET. Op. cit. pag. 338.
357 H. e M. SPROUT. Toward a New Order of Sea Power. Princeton Univ. Press, 1943. pag. 36.
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