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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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Shattuck che sebbene si possa a giusta ragione affermare che l’inizio e la fine del<br />

romanzo disegnino un perfetto movimento circolare, sia altresì opportuno<br />

sottolineare come le prime pagine della Recherche ci conducano dentro la<br />

narrazione, mentre le ultime ci conducono fuori di essa 427 , determinando una<br />

estrinsecazione dalle dimensioni dello spazio, di cui ogni atto di scrittura è in<br />

certa misura la rappresentazione 428 . Per questa ragione la scrittura proustiana, nel<br />

suo estremo ed ultimo apparire, si dispone a trovare ingresso in una quarta<br />

dimensione, quella rappresentata dal Tempo 429 , della quale essa intende non già<br />

– come pure è stato ritenuto 430 – ripercorrere i diversi momenti secondo un<br />

principio di simultaneità formale, ma secondo un ordine iscritto nella<br />

contemporaneietà paradossale del nostro non essere mai contemporanei a noi<br />

stessi 431 :<br />

«Provavo un senso di stanchezza e di spavento a sentire che tutto quel tempo così lungo non solo<br />

era stato, senza una sola interruzione, vissuto, pensato, secreto da me, non solo era la mia vita,<br />

non solo era me stesso, ma anche che dovevo tenerlo ogni minuto attaccato a me, che mi faceva<br />

livre. Essai sur la coïncidence des arts dans À la recherche di temps perdu, Champion, Paris<br />

2005, in part. pp. 176-187 e pp. 219-234.<br />

427<br />

R. Shattuck, Proust, Fontana, London 1974; trad. it. di D. Zazzi, Proust, Mondadori, Milano<br />

1991, pp. 154-155.<br />

428<br />

Cfr. G. Perec, Espèces d'espaces, Galilée, Paris; trad. it. di R. Delbono, Specie di spazi,<br />

Bollati Boringhieri, Torino 1989, pp. 16-17 e p. 19: «Lo spazio di un foglio di carta (…) misura<br />

623, 7 cm quadrati. Bisogna scrivere un po’ più di sedici pagine per occupare un metro quadrato.<br />

Supponendo che il formato medio d’un libro sia di 21 × 29, 7, disfacendo tutti i volumi stampati<br />

conservati alla Biblioteca nazionale e disponendo accuratamente le pagine le une accanto alle<br />

altre, si potrebbe coprire interamente o l’isola di Sant’Elena o il lago Trasimeno. (…). Lo spazio<br />

comincia così, solo con delle parole, segni tracciati sulla pagina bianca. Descrivere lo spazio:<br />

nominarlo, tracciarlo, come gli autori di portolani che saturavano le coste di nomi di porti, di<br />

nomi di capi, di nomi di cale, finché la terra finiva con l’essere separata dal mare soltanto da un<br />

nastro continuo di testo».<br />

429<br />

Cfr. M. Proust, Du côté de chez Swann, cit., p. 60; trad. it. p. 75.<br />

430<br />

Cfr. J. Poillon, Temps et roman, Gallimard, Paris 1993, pp. 179-188.<br />

431<br />

M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 306; trad. it. pp. 374-375: «(…) chi s’è fatto un<br />

ambiente delle propria vita interiore non fa molto caso all’importanza degli avvenimenti. Per<br />

costoro l’ordine dei pensieri viene modificato ben più profondamente da qualcosa che sembra<br />

non avere, di per sé, alcuna importanza, e sovverte l’ordine del tempo rendendoli contemporanei<br />

d’un altro tempo della loro vita». Si potrà trarre da tali considerazioni materia per accreditare il<br />

giudizio secondo il quale Proust oltrepassa il modello proprio della teoria della relatività ristretta,<br />

per spingersi verso una teoria che si apparenta distintamente alla Relatività generale, nella misura<br />

in cui essa include fra i suoi modelli l’osservazione telescopica, l’accelerazione e la curvatura<br />

spazio-temporale. Ciò, tuttavia, non vorrà certo stare a significare che vi sia una diretta<br />

ascendenza einsteiniana nelle riflessioni dello scrittore francese, ma piuttosto che questi intenda<br />

necessario porre la domanda, attraverso la sua opera, circa la possibilità formale per un racconto<br />

di esprimere la molteplicità simultaneamente (J.-C. Valtat, Culture et figures de la relativité. Le<br />

Temps retrouvé, Finnegans Wake, Champion, Paris 2004, pp. 260-262; ma si vedano pure le pp.<br />

141-173, più direttamente impegnate a chiarire l’influsso d’Einstein su Proust).<br />

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