PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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temporalizzazione, agente su un piano totalmente inconscio 242 . In tal senso, la<br />
«Urhyle» sarebbe capace di sollecitare, per via di molteplici affezioni, «non già<br />
l'io puro, ma il pre-io come sua infrastruttura» 243 . All’inizio degli anni Trenta,<br />
Husserl parrebbe dunque perseguire, mediante la concettualizzazione della<br />
nozione di «hyle originaria», una definizione, da raggiungere attraverso un<br />
esercizio di «scavo decostruttivo [Abbau]» 244 , di un orizzonte di senso che si<br />
determinerebbe in ciò che non appare, laddove la «hyle» indicherebbe il «senso<br />
delle apparenze impressionali o delle percezioni legate al mondo in generale» 245 .<br />
La hyle originaria godrebbe di uno stato di manifestatività indiretta: «unità<br />
costituita e nient’affatto costituente, se non attraverso la propria iscrizione non<br />
originaria come semplice hyle non egoica nell’io stesso, la Ur-hyle fugge al<br />
fondo di se stessa alle difficoltà della costituzione propriamente detta» 246 . La<br />
dimensione distinta dalla hyle originaria, pur non concretandosi in forma<br />
propria, permetterebbe, in quanto «unità costituente la non-egoità» 247 , il formarsi<br />
dell’io, attraverso l’affezione. È per mezzo di quest’ultima, infatti, che l’io<br />
consapevolmente desto è tale 248 . «L’essere-affetto appartiene a questa vita<br />
242<br />
N. Depraz, Trascendence et incarnation, Vrin, Paris 1995, p. 257. D’altra parte, se la hyle<br />
indica lo strato fondamentale dell’inconscio, si dovrà pur precisare che, per Husserl,<br />
l’”inconscio” non è affatto un nulla. Esso, al contrario, designa un ambito affettivo nullo che<br />
appartiene all’essenza dell’intero presente vivente. Nelle Analysen zur passiven Synthesis, cit., p.<br />
167; trad. it. p. 225, egli, segnatamente, scrive: «[L’inconscio] corrisponde al grado zero della<br />
vivacità coscienziale ma (…) non è affatto un nulla. Esso è un nulla soltanto rispetto alla forza<br />
affettiva e quindi rispetto a quelle operazioni che presuppongono appunto un’affettività che abbia<br />
un valore positivo». Cfr. su tale ultimo motivo, A. Montavont, Le phénomène de l’affection dans<br />
les Analysen zur passiven Synthesis, in «Alter», 2, 1994, pp. 119-139.<br />
243<br />
N.-I. Lee, Edmund Husserls Phänomenologische der Instinkte, cit., p. 116.<br />
244<br />
E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 108.<br />
245<br />
Ivi, p. 70.<br />
246<br />
N. Depraz, Temporalité et affection dans les manuscrits tardifs sur la temporalité (1929-1935)<br />
de Husserl, in «Alter», 2, 1994, pp. 63-86, qui p. 73.<br />
247<br />
E. Husserl, Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Zweiter Teil, cit., p. 379, n. 1.<br />
248<br />
E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 42. Ma<br />
con ancora maggiore chiarezza, in Phänomenologische Psychologie, cit., pp. 480-481 passim, è<br />
dato leggere: «La coscienza è coscienza di qualcosa e coscienza dell’Io. La coscienza di qualcosa<br />
— che è ciò che è presente come tema della coscienza, come presupposto “consaputo”, è<br />
l’identico della sintesi che designa la identità oggettiva. Correlativamente questa sintesi non solo<br />
trapassa, bensì la sintesi dell’identità egologica trapassa attraverso tutti i vissuti della coscienza e<br />
attraverso tutte le modificazioni dei vissuti, per mezzo delle modificazioni inconscie. Ad ogni<br />
oggetto, in quanto polo, appartengono molteplici coscienze, nella sintetica continuità della<br />
temporalità, sia deste che no. (…). L’io desto appartiene concretamente al polo egologico desto,<br />
esso è il polo egologico che si costituisce nell’attuale coprimento della identità<br />
[Identitätsdeckung], insieme con i vissuti, esso rappresenta le forme della coscienza “di”, le quali<br />
sono, in generale, attuali». Ma cfr. pure il § 36 delle Analysen zur passiven Synthesis, cit., pp.<br />
172-177; trad. it. pp. 231-236 dove, segnatamente, si afferma: «(…) all’implicazione di un senso<br />
nascosto appartiene per essenza il fenomeno originario del ridestamento, un fenomeno in cui<br />
intendiamo e distinguiamo due cose: il ridestamento di ciò che è gia per sé cosciente e il<br />
ridestamento di ciò che è nascosto. Ogni presente vivente porta con sé una sempre nuova<br />
costituzione originaria dell’oggetto, sempre nuovi dati percettivi nella loro articolazione<br />
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