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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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sofferma unicamente su quest’ultimo piano, inteso quale ambito in cui si<br />

esplicano i diversi passaggi ed aspetti descrittivi dell’economia generale del<br />

racconto 405 , si manca di assumere la cogenza dell’indisponibilità dell’istante,<br />

sulla quale, all’opposto, Proust parrebbe richiamare l’attenzione 406 . Nella<br />

Recherche, ha scritto George Poulet, «il tempo non si dà mai: si percorre», come<br />

uno spazio verso il quale ci si protende, ma invano, perché esso sempre si<br />

sottrae, ambiguo ed elusivo, alla presa dei concetti, sicché potrebbe dirsi che la<br />

definizione stessa degli scopi della ricerca proustiana implica il carattere<br />

estraniante ed insieme ignoto di ciò che si sta cercando 407 . Ed è invero la<br />

medesima lettera del dettato proustiano a sottolineare la difficoltà di «rendere<br />

chiare», sottraendole alla forza distruttrice del tempo, le «realtà<br />

extratemporali» 408 . Non si tratta però semplicemente di supporre che in queste<br />

ultime pagine la Recherche segua lo sprofondare, dissolventesi nell’inanità, che<br />

pare toccare in sorte al suo protagonista, cui non resterebbe che afferrare «dei<br />

punti ocellari» nei quali risolversi 409 . Proust, infatti, è reciso nell’affermare che<br />

l’istante che si colloca nell’extratemporalità non ubbidisce ad una prospettiva<br />

ortoscopica, cui parrebbe rimandare l’immagine dei “punti ocellari”, bensì ad un<br />

405 Cfr. G. Genette, Frontières du récit, in AA.VV., L' analyse structurale du recit, Seuil, Paris<br />

1981; trad. it. di P. Fabbri e L. Destreri, Frontiere del racconto, in AA.VV., L'analisi del<br />

racconto, Bompiani, Milano 1990, pp. 273-290, in part. pp. 274-279.<br />

406 Cfr. al riguardo M. Blanchot, il quale, nel più volte richiamato saggio, L’esperienza di Proust,<br />

afferma che Proust ha, con la sua opera, «intuito che quegli istanti in cui brilla per lui<br />

l’intemporale, (…) esprimevano, con l’affermazione di un ritorno, gli intimi moti della<br />

metamorfosi del tempo, erano il “tempo puro”» (Ivi, p. 30).<br />

407 G. Poulet, Études sur le Temps humain IV. Mesure de l'instant, cit., p. 315. Ma si veda pure<br />

quanto Poulet ha rilevato nell’articolo, Proust et la répétition, in «L’Arc», 47, 1972, pp. 5-13,<br />

dove è tornato a sostenere che l’opera proustiana vada letta come «la storia di un essere che<br />

consacra la propria esistenza a ritrovare il tempo perduto, e, ritrovandolo, ritroverà tutt’a un tratto<br />

il senso autentico del tempo, l’irresistibile movimento prospettivo della durata umana» (Ivi, p.<br />

12).<br />

408 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., pp. 508-509; trad. it. p. 619.<br />

409 G. Bataille, Sur Nietzsche, Gallimard, Paris 1973; trad. it. di A. Zanzotto, Su Nietzsche, SE,<br />

Milano 1994, p. 78. Ma d’analogo avviso sono pure le pagine consacrate a Proust ne L’<br />

Expérience intérieure, Gallimard, Paris 1973; trad. it. di C. Morena, L’esperienza interiore,<br />

Dedalo, Bari 1978, pp. 209-235, dove Bataille sottolinea che nella nozione di ”impressione”<br />

definita nella Recherche «rimane un equivoco che viene dalla possibilità di afferrare ciò che<br />

essenzialmente si sottrae», sicché dovrebbe darsi per inteso che «l’assenza definitiva di<br />

soddisfazione fu, più di una soddisfazione momentanea, molla e ragion d’essere dell’opera» (Ivi,<br />

p. 221 e p. 226). A commento di queste conclusioni, E. Facchinelli ha correttamente osservato<br />

che, laddove in Proust l’intensità delle immagini si accompagna all’apparire autentico<br />

dell’essenza delle cose, in Bataille, «il “rapimento” estatico è precario, labile, continuamente<br />

minacciato dall’angoscia, con cui è mescolato o in oscillazione senza fine» (Id., La mente<br />

estatica, Adelphi, Milano 1989, pp. 53-63, qui p. 58). Per un più generale ed articolato<br />

approfondimento della riflessione di Bataille in relazione ai temi della poetica proustiana, si veda<br />

M. B. Ponti, George Bataille e l’estetica del male, Centro Internazionale Studi di Estetica-<br />

Aesthetica Preprint, Palermo 1999, in part. pp. 227-242.<br />

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