PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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vivente degli atti e dei patimenti della vita desta e latente» 207 . Per Fink, infatti, si<br />
sarebbe dovuto pensare il sonno «come una unità presente indifferenziata nel<br />
flusso attuale del io-vivente che fluisce» 208 ; ovvero, più in generale, egli riteneva<br />
che il sonno non fosse, come in Husserl, un «lasciare e un permanere nello<br />
sprofondamento totale» 209 , pur all'interno di una continuità fluente nella quale vi<br />
sia «una catena di ridestamenti e di pause di sonno» 210 , ma ch'esso fosse dotato<br />
di una forma di attualità, la quale si sarebbe dovuta concretare in una «perdita-dimondo<br />
[Weltlosigkeit]», da intendersi come un possedere il mondo, nel modo<br />
estremo della totale immersione: non già, quindi, una cesura all'interno di un<br />
flusso costante, bensì una «pausa inesplicabile [unerklärliche Pause]» 211 , che,<br />
«non coincidente affatto con i modi attenzionali» 212 , si concretizzasse in una<br />
attualità temporale dominata dall'«allontanamento [Abkehr]» e dal «rifiuto<br />
[Abwehr]» del mondo impressionale. Al fine di meglio esplicitare la nozione di<br />
sonno in quanto «"sezione mancante di tempo" ["ausgefallener Zeitabschnitt"]»,<br />
Fink tendeva a rimarcare il ruolo svolto dal sogno, quale «ripresentazione<br />
[Vergegenwärtigung] che si compie nella presenzialità [Gegenwärtigkeit] dell'io<br />
dormiente» 213 . Una precisazione, questa, che si presentava contemporaneamente<br />
allo scambio epistolare fra Husserl e Jean Hering sul medesimo tema 214 , e del<br />
207<br />
E. Husserl, Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Zweiter Teil (1921-1928), cit., p. 34.<br />
Ma ancora si vedrà il contenuto della conversazione fra Husserl e Fink del 29 gennaio 1932,<br />
riportata da D. Cairns, Conversation with Husserl and Fink, Kluwer, Dordrecht 1976, pp. 68-69.<br />
Opportunamente, sulla scorta di questi ed altri analoghi passi di Zur Phänomenologie der<br />
Intersubjektivität, Y. An Shiau ha osservato che: «la monade deve mostrarsi come una unità, che<br />
è in divenire, cioè che si concreta continuamente. In quanto la monade è l'unità vivente della vita<br />
desta (vita coscienziale) e del sonno (vita acoscenziale) e nel suo divenire genetico deve<br />
diventare aperta, essa è (...) generatività, la quale è autocostitutivamente conchiusa nella<br />
"individualità monadadica" ed opera come la sua originaria vivezza [Lebendigkeit]» (Id., Wachen<br />
und Schlaf in der Phänomenologie Edmund Husserls, “Dissertation” discussa presso la<br />
Università di Wuppertal nel maggio 2004, p. 155. Devo codesta indicazione al Dr. Thomas<br />
Vongehr dell'Archivio Husserl di Leuven, che colgo l'occasione di ringraziare).<br />
208<br />
E. Fink, Studien zur Phänomenologie, cit., p. 64.<br />
209<br />
E. Husserl, Ms. E III 6, trascrizione p. 12 (7a): «Schlaf ist (...) = Lassen uns in der<br />
Entsunkenheit».<br />
210<br />
E. Husserl, Ms. D 14, trascizione p. 1 (Vorblätter): «(...) eine Kette von Wachheiten und<br />
Schlafpausen».<br />
211 E. Fink, Studien zur Phänomenologie, cit., p. 64<br />
212 Ivi, p. 54.<br />
213 Ivi, p. 65. E poco prima: «Il sogno è una fantasia immersa, la quale può soltanto effettuarsi in<br />
ogni presenzialità dell'io sognante, che noi chiamiamo il sonno» (Ivi, p. 63).<br />
214 Alla lettera di Hering, scritta forse nel 1930 (ed il cui contenuto, velato d'una garbata ironia,<br />
per la rilevanza dei problemi che solleva, è qui riportato per intero: «Andando a spasso con un<br />
amico (poi furono improvvisamente di più) mi avvedevo subito, a causa della sovrapposizione di<br />
immagini di strade di Parigi e di Strasburgo, che "noi" stessimo sognando e tentavo di convincere<br />
di ciò gli altri, cosa cui pervenni con indicibile sforzo. Ma da questo mi venne in mente che tutta<br />
la vicenda fosse priva di senso, ché in sogno non può esservi alcun discorso circa una vera<br />
intersoggettività. Mi misi dunque a provare agli altri la loro non-esistenza. Lei può immaginare<br />
con quale fragorosa risata venni accolto. Frattanto noi s'era arrivati in aperta campagna, nei<br />
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