PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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contenuto del § 131 del I Libro delle Ideen, si trae l’indicazione che da un punto<br />
di vista fenomenologico due sarebbero le componenti fondamentali nel modo di<br />
percepire un oggetto. La prima, definita “X”, si otterrebbe astraendo<br />
dall’oggetto, “simpliciter” considerato, tutti i predicati; l’altra, invece,<br />
presenterebbe il novero delle proprietà al medesimo oggetto attribuite 487 .<br />
Allorché quindi si ricorra ad un pronome dimostrativo, per mezzo del quale il<br />
locutore fa riferimento ad un oggetto che gli sta di fronte e gli si dà nei modi di<br />
una donazione immediata, è solo la prima componente della percezione ad essere<br />
coinvolta, riflettendo essa la presentazione diretta dell’oggetto nell’intuizione<br />
percettiva: «la percezione – scrive Husserl – realizza la possibilità per il<br />
dispiegamento dell’intendere-questo con il suo riferimento determinato<br />
all’oggetto (…)» 488 . Dal punto di vista dell’ascoltatore, la percezione si realizza,<br />
invece, nella forma della sua seconda componente, sicché egli può pervenire<br />
unicamente a conoscenza del significato “generico” ascritto al pronome<br />
dimostrativo. Chi ascolta deve interpolare il significato particolare attribuito<br />
all’oggetto dal parlante con l’osservazione della circostanza nella quale ha luogo<br />
l’atto elocutivo, ovvero con la veduta diretta dell’oggetto cui il parlante fa<br />
riferimento. Infatti, «solo in rapporto alle circostanze di fatto nelle quali ci si<br />
esprime si può costituire per l’ascoltatore un significato determinato tra tutti i<br />
significati coerenti» 489 . È d’altronde agevole osservare che il particolare<br />
significato conferito al pronome dimostrativo all’interno di una proposizione lo<br />
rende una sottocomponente del senso conferito all’oggetto dal giudizio<br />
intenzionale, dalla componente “X” della percezione del parlante, e ciò vale<br />
anche in quei casi in cui le espressioni siano relative a percezioni, convinzioni,<br />
dubbi, desideri, speranze, timori, comandi, ecc. 490 .<br />
Tale ultima puntualizzazione porta a rilevare, sotto un profilo generale,<br />
che la teoria husserliana della deissi è sottratta ai principi d’ordine causale, così<br />
487 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, cit., pp. 270-273; trad. it. pp. 325-327. Cfr. sul punto quanto rilevano D. Smith e R.<br />
McIntyre nel saggio, Intentionality via Intensions, in «The Journal of Philosophy», 18, 1971, pp.<br />
541-561, del quale si considereranno in particolare le pp. 549-557, nelle quali si tende a<br />
sottolineare da un lato come il senso noematico in un noema, attraverso i suoi significati<br />
predicativi, prescriva che cosa si esperisce circa un oggetto dato in un atto per mezzo di questo<br />
stesso senso, e dall’altro, come, attraverso la sua X (quantunque sia probabile ciò avvenga<br />
insieme con alcuni dei suoi significati predicativi), il senso provveda ad individuare l’oggetto.<br />
488 E. Husserl, Logische Untersuchungen, Zweiter Band: Untersuchungen zur Phänomenologie<br />
und Theorie der Erkenntnis. Zweiter Teil, cit., p. 554; trad. it. p. 319. D. Smith fa a giusta ragione<br />
osservare che «dal momento che l’oggetto presentato nella percezione dipende da quanto è<br />
percepito come di fronte al soggetto, l’X nel senso della percezione dipende dall’occasione della<br />
percezione – cioè, da come essa è data nella percezione. Sicché il particolare significato si<br />
“questo” in una data occasione espressiva dipenderà dall’occasione che si dà nella percezione<br />
risaltante di colui che parla» (Id., Demonstrative Reference and Perception, cit., p. 197).<br />
489 E. Husserl, Logische Untersuchungen, Zweiter Band: Untersuchungen zur Phänomenologie<br />
und Theorie der Erkenntnis. Erster Teil, cit., p. 87; trad. it. p. 350.<br />
490 Ivi, p. 91; trad. it. pp. 353-354.<br />
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