PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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Proust, di alcune «impressioni oscure» 394 , le quali, permettendo l’esperienza di<br />
epifanie prive d’ogni facoltà rivelativa 395 , non soltanto mancano del linguaggio<br />
per essere espresse 396 , ma pure del tempo per collocarle e riconoscerle. In un<br />
passo de Le Temps retrouvé, Proust stesso distingue, invitando a ripercorrere<br />
alcuni fra gli episodi più significativi del suo romanzo, le epifanie che possono<br />
dirsi rivelative da quelle che, invece, sono prive di tale carattere:<br />
«Ma nel momento in cui, recuperando l’equilibrio, posai il piede su una selce che era un po’<br />
meno alta della precedente, tutto il mio avvilimento svanì davanti alla stessa felicità suscitatami,<br />
in periodi diversi della mia vita, dalla vista degli alberi che m’era sembrato di riconoscere<br />
durante una passeggiata in carrozza nei dintorni di Balbec, dalla vista dei campanili di<br />
Martinville, dal sapore di una madeleine intinta in una tisana, da tante altre sensazioni di cui ho<br />
parlato e che m’erano parse sintetizzate nelle ultime opere di Vinteuil» 397 .<br />
394 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 456; trad. it. p. 556: «Ma un attimo dopo, avendo<br />
ripensato a queste ressurezioni della memoria, mi resi conto che qualche volta – e già a Combray,<br />
dalla parte di Guermantes – impressioni oscure avevano in altro modo sollecitato, come quelle<br />
reminiscenze il mio pensiero, ma nascondendo non una sensazione d’altri tempi bensì una verità<br />
nuova (…)».<br />
395 Questa tesi interpretativa è stata avanzata da S. Agosti nel II capitolo del suo, Realtà e<br />
metafora. Indagini sulla Recherche, Feltrinelli, Milano 1997, pp. 30-55, dove efficacemente si<br />
sottolinea che la diegesi del romanzo proustiano è intessuta di momenti rari, ma fondamentali,<br />
che si collocano fuori dal tempo: «nel fatto, i momenti decisivi e, a tutti gli effetti, fatali delle<br />
“realtà fuori del tempo” (…) non sono altro che la punta emergente di un compatto, profondo<br />
tessuto di “impressioni oscure” o, in altre parole, di verità instanti ma non rivelate. Alla verità<br />
raggiunta attraverso lo hasard di una sensazione che miracolosamente si apre al senso, si<br />
oppongono, brulicanti e incessanti, le sensazioni ove il senso non è concesso e che dicono solo la<br />
perenne imminenza della verità» (Ivi, p. 33). Già, tuttavia, G. Debenedetti, in uno studio<br />
intitolato, Le intermittenze e le epifanie, che inizialmente figurava quale IX capitolo della sua<br />
opera maggiore, Il romanzo del Novecento, Garzanti, Milano 1971, e che ora si ritrova nella<br />
raccolta di lavori del medesimo Debenedetti dedicati all’autore della Recherche: Proust, cit., pp.<br />
336-345, osservava che con il termine di “epifanie” si dovessero intendere «quei momenti<br />
privilegiati e indipendenti dalla volontà dell’artista, in cui le cose, i fatti e le figure del tempo si<br />
aprono come una scorza e lasciano vedere il loro segreto, quello per cui veramente sono quello<br />
che sono: raggiungono, insomma, la claritas». Sotto questa luce, concludeva il critico, il romanzo<br />
proustiano doveva vedersi come il superamento della poetica naturalista ed assumersi in una<br />
forma di ideale comunanza di vedute con la fenomenologia husserliana, il cui metodo «ha<br />
identificato nella conoscenza un’operazione di disoccultamento della realtà quale si presenta a<br />
noi nella sua compattezza esistenziale» (Ivi, pp. 344-345). Sull’uso, da parte di Debenedetti, del<br />
precipitato teorico della fenomenologia per delucidare le tendenze della narrativa novecentesca<br />
nel suo complesso e specialmente l’opera proustina, si veda V. Pietrantonio, Debenedetti e il suo<br />
doppio. Una traversata con Marcel Proust, il Mulino, Bologna 2003, in part. pp. 240-244.<br />
396 Cfr. M. Butor, Les Moments de Marcel Proust, in Id., Répertoire, Minuit, Paris 1960; trad. it.<br />
di P. Caruso, I "momenti" di Marcel Proust, in Repertorio, il Saggiatore, Milano 1961, pp. 175-<br />
184, in part. pp. 177-178.<br />
397 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 445; trad. it. pp. 542-543. Ma cfr. pure ivi, p. 457; trad.<br />
it. p. 557: «Insomma, in un caso come nell’altro, si trattasse di impressioni come quella suscitata<br />
in me dalla vista dei campanili di Martinville, o di reminiscenze come qulla del dislivello delle<br />
due selci o del sapore della madeleine, bisognava cercare di interpretare le sensazioni come segni<br />
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