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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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soltanto il ruolo dei suoi atti 799 . Il filosofo, al più, pareva voler mettere in guardia<br />

su una eventuale generalizzazione che potesse far ritenere tutti i vissuti come<br />

“atti intenzionali”, laddove le sensazioni e le complessioni sensoriali stavano a<br />

dimostrare che vi potevano essere vissuti comprendenti in sé medesimi<br />

«contenuti parziali di varia specie» ed estranei ad ogni intenzionalità 800 . Da<br />

questi ultimi rilievi, tuttavia, non conseguirebbe una immediata «riabilitazione<br />

del “dato sensibile”» 801 , dovendosi piuttosto riconoscere, anche attraverso una<br />

lettura progressiva del lascito husserliano, una più marcata accentuazione del<br />

ruolo rivestito dall’oggetto percepito nella sua autentica presenza. Se ci si<br />

sofferma, in particolare, sul Ms. F I 9 802 , è possibile notare la distinzione che<br />

Husserl pone fra un contenuto “reale” ed un contenuto “intenzionale” della<br />

percezione 803 . Quest’ultimo indica il riferirsi dell’atto percettivo al proprio<br />

oggetto; il primo rappresenta l’«apparizione [Erscheinung]» dell’oggetto stesso,<br />

quale si dà nell’apprensione di un contenuto di sensazione 804 . Ma se nelle<br />

799 Cfr in part. i §§ 10 e 12 della quinta Ricerca: E. Husserl, Logische Untersuchungen, Zweiter<br />

Band: Untersuchungen zur Phänomenologie und Theorie der Erkenntnis. Erster Teil, cit., pp.<br />

379-384 e pp. 389-391; trad. it. pp. 158-161 e pp. 166-167. Come sostiene R. Bernet, «Husserl<br />

definisce la percezione come un atto intenzionale distinto dagli altri atti intenzionali in ragione<br />

della rimarchevole forma della datità intuitiva del suo oggetto. (…). Da un lato, la percezione è<br />

determinata empiricamente come una traccia impressa dalla realtà, mentre, dall’altro lato, essa è<br />

deteminata intellettualmente come una attività intenzionale, dossica della coscienza. Husserl<br />

media questa opposizione attraverso la tesi che vuole le sensazioni ritrarre la realtà solo nella<br />

misura in cui esse sono colte in modo intenzionale e che vuole gli atti intenzionali percepire la<br />

realtà solo nella misura in cui essi sono coglimenti delle sensazioni» (Id., Die ungegenwärtige<br />

Gegenwart, cit., pp. 32-33 passim).<br />

800 E. Husserl, Logische Untersuchungen, Zweiter Band: Untersuchungen zur Phänomenologie<br />

un Theorie der Erkenntnis. Erster Teil, cit., p. 383; trad. it. p. 160.<br />

801 E. Lévinas, Autrement qu’être ou au-delà de l’essence, Martinus Nijhoff, Den Haag 1978;<br />

trad. it. di S. Petrosino e M. T. Aiello, Altrimenti che essere o al di là dell’essenza, Jaca Book,<br />

Milano 1983, p. 42, ma cfr. l’intera sez. 3/a del II cap., pp. 39-43.<br />

802 Il manoscritto corrispondente al corso tenuto da Husserl presso l’Università di Göttingen nel<br />

Wintersemester del 1904-1905, è consacrato all’elaborazione degli Elementi fondamentali della<br />

fenomenologia e della teoria della conoscenza [Hauptstücke aus der Phänomenologie und<br />

Theorie der Erkenntnis], ed è ora edito in E. Husserl, Wahrnehmung und Aufmerksamkeit. Texte<br />

aus dem Nachlass (1893-1912), in Husserliana, Bd. XXXVIII, hrsg. v. T. Vongehr, R. Giuliani,<br />

Springer, Dordrecht 2004. Per una migliore contestualizzazione del manoscritto si rimanda alle<br />

pagine di introduzione a codesto volume redatte dai curatori, pp. XIII-LII, in part. pp. XIII-<br />

XXXVIII.<br />

803 Cfr. Ivi, p. 10: «La percezione è quasi una cosa e l’oggetto è un’altra, in modo che l’oggetto<br />

nella coscienza è dato insieme con la percezione o esso è dato nella percezione, e possiamo noi<br />

dire volgendo lo sguardo ad entrambi che alla percezione sta l’oggetto stesso in presenza? No! Il<br />

vissuto è solo la percezione e nient’altro che l’oggetto da essa differente. L’oggetto non può<br />

essere incontrato nella percezione come qualcosa di diverso da sé. L’incontrare l’oggetto è<br />

tuttavia esso stesso null’altro e solo un'altra espressione per il percepire, e il percepire l’oggetto<br />

non può costituirsi nel fatto che, trovato l’oggetto, per esempio la casa, questa sarebbe percepita<br />

nel percepire come qualcosa di successivo ovvero di vicino a codesto percepire».<br />

804 Ivi, p. 12: «I contenuti della sensazione vengono esperiti in una apprensione e questa permette<br />

l’”autoapparizione dell’oggetto”»<br />

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