31.05.2013 Views

PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Tuttavia è pur vero che la memoria per Proust non è affatto un fondamento<br />

granitico ed inscalfibile; all’opposto essa vacilla di fronte alle continue insidie<br />

del vuoto, che minacciano costantemente di farla sprofondare «nell’abisso di un<br />

passato ch’egli non risconosce e che per lui non esiste» 728 . Prodotta<br />

essenzialmente da un giusto dosaggio di amnesie e iperamnesie, la memoria può<br />

riuscire a sostenere la struttura del romanzo solo a condizione che al lavoro di<br />

stabilizzazione ch’essa svolge si accompagni quella forma di dissimilazione che<br />

è peculiare all’oblio 729 . Di ciò la patologia afasica è sì un chiaro epifenomeno,<br />

ma solo in ragione della iperamnesia che vi è correlata 730 , e della quale Proust<br />

Recherche» (Ivi, p. 402). Notazioni, queste ultime, cui ha aderito pure K. Hölz, il quale ha<br />

ritenuto che «la peculiarità del vissuto che rammemora in modo involontario deriva dalla<br />

struttura dell’opera ed inoltre diviene evidente anche nella forma della rappresentazione<br />

narrativa. Il narratore contrappone le impressioni del ricordo colme di gioia alle esperienze<br />

disilluse (…). La tecnica narrativa della contrapposizione sottolinea la polarità dei motivi e<br />

segnala al lettore la prevalenza dei vissuti rammemoranti. Gli episodi, che nel romanzo<br />

presentano impressioni della memoria involontaria, mostrano, attraverso una contrapposizione<br />

tematica – che risulta dal contesto – con altre esperienze di disillusione, il primato delle<br />

reminiscenze involontarie e preparano il lettore al futuro significato delle memorie involontarievissuti<br />

per la vocazione di Marcel a farsi artista» (Id., Das Thema der Erinnerung bei Marcel<br />

Proust, Fink, München 1972, p. 172).<br />

728 G. Macchia, L’oblio, in Id., Tutti gli scritti su Proust, cit., pp. 104-115, qui p. 107; ma codesto<br />

è pure l’esito delle articolate ed estese argomentazioni di R. Terdiman, Present Past. Modernity<br />

and the Memory Crisis, Cornell University Press, Ithaca-London 1993, in part. pp. 151-239, che<br />

per l’appunto afferma: «La teoria proustiana della memoria è inevitabilmente una meccanismo<br />

per dimenticare» (Ivi, p. 234).<br />

729 Cfr. M. Proust, À l'ombre des jeunes filles en fleurs, cit., p. 4; trad. it. p. 778; nonché Id., Le<br />

Temps retrouvé, cit., p. 449; trad. it. p. 547.<br />

730 Il passo in cui M. Proust fa menzione della patologia afasica si trova in Le Temps retrouvé,<br />

cit., p. 440; trad. it. p. 536. Seguendo la lettura recentemente proposta da J. Kasper si noteranno<br />

gli aspetti salienti, ai fini di una sua delucidazione teorica, che questo luogo del romanzo<br />

propone. Segnatamente vi si legge: «D’altronde del signor di Charlus ce n’erano due, senza<br />

contare gli altri. Fra i due, l’intellettuale passava il suo tempo a dolersi d’andare verso l’afasia, di<br />

pronunciare di continuo una parola, una lettera al posto di un’altra. Ma non appena gli succedeva<br />

di farlo, l’altro Charlus, quello inconscio [le subconscient], che voleva essere invidiato quanto<br />

l’altro commiserato e ricorreva a civetterie che l’altro disdegnava, interrompeva<br />

immediatamente, come un direttore d’orchestra con gli orchestrali che pasticciano, la frase<br />

cominciata, e con un’ingegnosità infinita riattaccava quanto veniva dopo alla parola detta, in<br />

realtà, al posto di un’altra, facendola sembrare scelta a bella posta. Intatta era pure la sua<br />

memoria, da cui, con una civetteria non disgiunta dalla fatica di un’applicazione fra le più ardue,<br />

faceva uscire questo o quel vecchio ricordo, poco importante, che per il fatto di riguardarmi mi<br />

avrebbe dimostrato come egli avesse conservato o ritrovato tutta la sua lucidità mentale». La<br />

Kasper osserva che, sebbene indirettamente, dal passo sullodato appare evidente che «Charlus nel<br />

corso del suo discorrere, il quale può definirsi come un parlare soggetto ad una costante<br />

deviazione, si allontana sempre più da quanto volesse inizialmente esprimere, o piuttosto [appare<br />

evidente] che possa prendere forma un testo affatto incoerente (ovvero altamente forbito), dal<br />

momento che il locutore malato si sposta sia da un modo che deve sostituirsi ad un asse<br />

paradigmatico sia da un modo logico-associativo che deve sostituirsi ad un asse sintagmatico. Ma<br />

poiché ogni significante è collocato su entrambi gli assi, questo parlare, così come viene definito,<br />

è sottoposto a delle prove di resistenza che devono durare nel tempo. (…). L’afasia significa un<br />

176

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!