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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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delle cogitationes 154 , pur nella loro dipendenza dalle diverse diatesi, ovvero dalla<br />

natura 155 . Ma questa dipendenza non trova, nella meditazione husserliana, una<br />

accezione meramente negativa. Sebbene si indichi in essa il fondamento di tutto<br />

ciò che è privo d'ogni controllo razionale 156 , si ritiene, da parte di Husserl, che<br />

l'«"aspetto naturale"» è fuso insieme con il soggetto attivo, sicché, ove venisse<br />

meno una di queste due componenti, non potrebbe correttamente intendersi il<br />

senso di una piena «unità empirica» 157 . In questa prospettiva, l'insieme degli atti<br />

di pensiero non parrebbe poter nascere da una creatio ex nihilo, dovendosi pur<br />

sempre, nella vicenda dei vissuti, doversi riconoscere il reciproco inerirsi di una<br />

«base di vissuti» e una «base naturale» 158 .<br />

Il richiamo al concetto di «unità» 159 rende altresì<br />

154<br />

Ivi, p. 332; trad. it. p. 325: «La sfera spirituale è la sfera delle "soggettività egologiche", delle<br />

cogitationes che irradiano dall'io quali sue attività (...). [La sfera spirituale ha] la propria<br />

immanente teleologia nelle evoluzioni, conformi a leggi, del superiore nell'inferiore, dello<br />

spiritualmente attivo nelle passività, in una sensibilità secondaria, che procura pre-datità per le<br />

future azioni dell'io e insieme predelinea le vie della ri-produzione [Re-produktion] propriamente<br />

detta, della ritrasformazione in attività».<br />

155<br />

Ivi, p. 276; trad. it. p. 275: «Questo io specificamente spirituale, soggetto degli atti spirituali,<br />

la personalità, è dipendente da una base oscura di inclinazioni caratterologiche, di disposizioni<br />

originarie nascoste e, d'altra parte, dalla natura».<br />

156<br />

Ivi, p. 279; trad. it. p. 278: «Nell'aspetto naturale rientra immediatamente la vita inferiore dei<br />

sentimenti, la vita istintiva (...). Il grado inferiore è la sede della costituzione di un mondo di<br />

manifestazioni, cioè di oggetti fenomenici, il mondo della meccanicità, della morta legalità: tutti<br />

meri dati passivi».<br />

157<br />

Ivi, p. 280; trad. it. p. 278.<br />

158<br />

Ivi, p. 280; trad. it. p. 279.<br />

159<br />

M. Richir, sulla scorta di quanto sostenuto pure al § 4 della prima delle Logische<br />

Untersuchungen («Ogni unità di esperienza come unità empirica della cosa, dell'evento,<br />

dell'ordine e della connessione delle cose, è un'unità fenomenale in virtù dell'inerenza reciproca<br />

sensibile degli aspetti e delle parti, che emergono unitariamente, dell'oggettualità che si<br />

manifesta. Nel manifestarsi, una cosa rimanda ad un'altra, secondo un certo ordine ed un certo<br />

rapporto di connessione. E ciò che è dato singolarmente in questa struttura di rimandi reciproci<br />

non è il mero contenuto vissuto, ma l'oggetto (o una sua parte, una sua proprietà, ecc.) che si<br />

manifesta — e questo oggetto si manifesta per il solo fatto che l'esperienza conferisce ai<br />

contenuti un nuovo carattere fenomenologico, in quanto essi non valgono più di per se stessi, ma<br />

esibiscono un oggetto da essi differente», Logische Untersuchungen, Zweiter Band:<br />

Untersuchungen zur Phänomenologie und Theorie der Erkenntnis. Erster Teil, in Husserliana,<br />

Bd. XIX/1, hrsg. v. U. Panzer, Martinus Nijhoff, Den Haag 1984, pp. 36-37; trad. it. di G. Piana,<br />

Ricerche logiche, cit., vol. 1, p. 297), ha osservato che nell'«unità empirica» distinta da Husserl i<br />

diversi momenti che si richiamano mutualmente gli uni agli altri, in un reciproco va e vieni, sono<br />

tenuti insieme da una coappartenenza "sensibile", laddove codesto sostantivo non indicherà<br />

affatto un ordine di pretta sensazione empirica, rinviando esso ad un contenuto che manifesta<br />

direttamente l'oggetto, direttamente l'unità fenomenologica; si dovrà pertanto dire che la distanza<br />

fra l'empirismo e la fenomenologia di Husserl si misura a partire dal fatto che per questi non è la<br />

coscienza a costruire l'oggetto, ma è l'oggetto a manifestarsi fin da principio come unità<br />

fenomenologica, la modalità di codesto manifestarsi essendo per il soggetto la sensibilità della<br />

coappartenenza che tiene insieme i diversi momenti. «In altri termini, ciò significa che se c'è la<br />

sintesi dei diversi momenti di questa unità fenomenologica, essa non può direttamente dipendere<br />

dall'attività della coscienza, in quanto attività di giudizio logico, che cerca gli stati di cose<br />

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