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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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contenuto» 69 ; il secondo motivo rivelerebbe l'elemento psicologico con cui<br />

Proust connoterebbe lo spazio onirico, intendendolo come luogo dell'apertura ad<br />

un senso più manifesto, e perciò più interessante e nuovo di quanto non sia<br />

quello offerto dalla realtà effettiva; infine, il sogno determinerebbe un<br />

cambiamento del ritmo della vita, vale a dire una moltiplicazione del tempo, che<br />

si tradurrebbe nei modi di una vertigine, che senza alterare il corso dell'esistenza,<br />

ne accentuerebbe l'intensità 70 .<br />

Da queste indicazioni si trarrà una rilevante serie di conseguenze sul<br />

modo di intendere, da parte di Proust, l'ambito delle nostre percezioni estetiche.<br />

Il sogno, infatti, rivelando quanto sia sciapo e privo di attrattive il mondo reale,<br />

legato ad un principio di causalità che non ammette, ad esempio, che un uomo ci<br />

appaia sotto l'aspetto di una donna o che nega che gli oggetti abbiano una certa<br />

tendenza a diventare uomini 71 , comporta una «squalificazione generale<br />

dell'universo delle nostre percezioni», la quale, a sua volta, introduce «un<br />

sentimento di gratuità universale», rivolto a ciò che, per lo scrittore, potrebbe<br />

apparentarsi alle «illusioni della follia» 72 . Il sogno – è ancora De Lattre ad<br />

osservarlo 73 – consente di guadagnare una prospettiva nella quale, «al di fuori del<br />

tempo e delle sue misure», tutte le cose e noi con loro diventano incerte, come<br />

fossero immerse in un etere dove si è soli, «senza nemmeno quel compagno in<br />

cui uno vede se stesso» 74 . In tale condizione, che favorisce una visione solo<br />

nictolope sul mondo 75 , la nostra esistenza si trova a partecipare di «un<br />

sentimento di indistinzione totale», per il quale avvertiamo di poter soltanto<br />

essere «il luogo senza spazio di tutte le coincidenze» 76 .<br />

Mondo della veglia e mondo del sonno nella riflessione di Husserl<br />

«Da un sogno non si può detrarre niente. Esso non contiene fratture fra<br />

vedere, essere, agire, pensare – – Orbene è fra queste distinzioni, queste<br />

differenze che si produce l'attività della veglia – Essa deriva da queste<br />

discontinuità» 77 . Se si presta attenzione alle considerazioni di Paul Valéry si può<br />

69 M. Proust, Sodome et Gomorrhe, cit., p. 371; trad. it. p. 222.<br />

70 A. De Lattre, La doctrine de la réalité chez Proust, Corti, Paris 1978, pp. 128-129.<br />

71 Cfr. M. Proust, Sodome et Gomorrhe, cit., p. 370: trad. it. p. 221.<br />

72 M. Proust, À l'ombre des jeunes filles en fleurs, cit., p. 176; trad. it. p. 993.<br />

73 A. De Lattre, La doctrine de la réalité chez Proust, cit., p. 131.<br />

74 M. Proust, Sodome et Gomorrhe, cit., p. 372; trad. it. p. 223.<br />

75 Ivi, p. 371; trad. it. p. 223: «Io, lo strano essere umano che, aspettando che la morte lo liberi,<br />

vive con gli scuri alle finestre, non sa niente del mondo, se ne sta immobile come un gufo e,<br />

come un gufo, vede un po' chiaro solo nelle tenebre».<br />

76 A. De Lattre, La doctrine de la réalité chez Proust, cit., p. 135.<br />

77 P. Valéry, Cahiers, XXIX t., éd. par J. Robinson-Valéry, Cnrs, Paris 1957-61, t. V, p. 731;<br />

trad. it. parz. di R. Guarini, Quaderni, V vol., Adelphi, Milano 1990, vol. IV, p. 219. Ma si veda<br />

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