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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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proustiane, le quali procedono sia per contagio, come avviene nel caso della<br />

lanterna magica che, a Combray, staglia la figura di Golo ora sulle tende ora<br />

sulla maniglia della porta della camera del narratore in una sorta di<br />

«transvertebrazione» 1326 , sia «senza soluzione di continuità» 1327 , come accade<br />

quando riaffiora alla mente la morte della nonna, non è reso meno frammentario<br />

dall’intervento della memoria sensoriale instaurata dalla scrittura metaforica che<br />

contraddistingue la Recherche 1328 . Le sensazioni, infatti, solo apparentemente<br />

trovano espressione nella metaforicità della scrittura, essendo esse<br />

essenzialmente delle metamorfosi senza forma. Sotto questo riguardo la<br />

prospettiva dischiusa dal Narratore proustiano parrebbe collegarsi, in una sua<br />

estensiva applicazione, alla figura dell’Apperceptor tratteggiato da Robert Musil,<br />

essendo entrambi accomunati dal ritenere che «accanto al mondo<br />

apparentemente oggettivo, saldo e razionale» si trovi «un mondo mobile,<br />

singolare, visionario e irrazionale» 1329 . Ed invero parrebbe discendere da tale<br />

costante vacillare del proprio orizzonte di senso la necessità, manifesta tanto<br />

nello scrittore francese che in quello austriaco, di procedere secondo gli indirizzi<br />

Hart, Toward a Phenomenology of Nostalgia, in «Man and World», 4, 1973, pp. 397-420, in part.<br />

pp. 399-403.<br />

1326 M. Proust, Du côté de chez Swann, cit., p. 10; trad. it. p. 13.<br />

1327 M. Proust, Sodome et Gomorrhe, p. 154; trad. it. p. 909.<br />

1328 P. Ricoeur, La metafora viva, cit., pp. 277 ha sottolineato come il momento sensibile della<br />

metafora vada interpretato come «la fusione del senso con un flusso di immagini evocate o<br />

eccitate», una fusione che, nel linguaggio poetico, troverebbe la propria emblematica<br />

compiutezza. Già del resto G. B. Vico ne La scienza nuova (1730), a c. di P. Rossi, Rizzoli,<br />

Milano 1988, p. 283, aveva rilevato come della logica poetica fossero «corollari tuti i primi tropi,<br />

de’quali la più luminosa e, perché luminosa, più necessaria e più spessa è la metafora, ch’allora è<br />

vieppiù lodata quando alle cose insensate ella dà senso e passione (…): ch’i primi poeti dieder a’<br />

corpi l’esser di sostanze animate, sol di tanto capaci di quanto essi potevano, cioè di senso e di<br />

passione, e sì fecero le favole; talché ogni metafora sì fatta vien ad essere una picciola favoletta».<br />

1329 R. Musil, Bemerkungen über Apperceptor udgl., in Robert Musils “Vereinigungen”: Studien<br />

zu einer historisch-kritischen Ausgabe, hrsg. v. K. Corino, Fink, München-Salzburg 1974; trad.<br />

it. di C. Festi Leidmayr, Considerazioni sull’Appercettore e simili, in «Axiomathes», 3, 1995, pp.<br />

421-428, qui p. 424. In queste note risalenti al 1908 Musil ha inteso, con scaltra consapevolezza<br />

filosofica, soprattutto recuperare la lezione di Wilhelm Wundt. Segnatamente, Musil individua<br />

tre componenti necessarie al formarsi del mondo delle sensazioni: quella del mondo esterno<br />

oggettivo, cui si accompagna quella rappresentata dagli organi di percezione, la quale, a sua<br />

volta, si costituisce per l’intervento dell’individuo, ovvero dell’appercettore, testimone della<br />

presenza dell’io nelle percezioni. Quest’ultima condizione può trovare comprensione sia in una<br />

dimensione puramente intellettuale sia in una sfera emozionale. Se nella prima dimensione si<br />

osserva il prevalere di una forma di impersonalità, sotto un profilo emozionale il rapporto fra l’io<br />

e il mondo circostanze è destinato a orientarsi necessariamente verso uno squilibrio, i cui esiti<br />

possono essere sia positivi, quando si riesce a dominare l’aspetto cangiante del reale, sia negativi,<br />

quando si è succubi della nostra percezione del mondo. Discende da tale annichilimento quella<br />

irrazionalità che può far perire l’individuo come potenziarlo, ma ciò a prescindere da ogni<br />

concatenazione causale e dunque al di fuori d’ogni possibile previsione (Cfr. M. Libardi, Poesia<br />

e conoscenza. Robert Musil tra letteratura e filosofia, in «Axiomathes», 3, 1995, 375-419).<br />

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