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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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tropi fondamentali, quello che, designato con il nome di “metafora”, si fonda su<br />

una forma di simiglianza ovvero di analogia fra due temini, e quello che,<br />

designato con il nome di “metonimia”, si fonda sulla associazione per<br />

contiguità 696 , è altresì vero che la sinestesia sta a cavaliere di codesta distinzione<br />

e ne condiziona il significato 697 . Alcuni passi di À l’ombre des jeunes filles en<br />

fleurs confermano la giustezza di questi ultimi rilievi, allorché, nel descrivere le<br />

solo i confini propri del discorso figurato, ma anche quelli d’un intero modello di pensiero (Cfr.<br />

A. Contini, Proust: la metafora e il sapere, in «Rivista di estetica», 37, 1991, pp. 73-98). In una<br />

accezione più generale si dovrà infatti osservare che pel nostro autore, nell’ambito distinto dalla<br />

metafora, convivono due modi di interpretare ed agire sul vissuto: «da una parte, la demolizione<br />

dei compartimenti stagni in cui l’abitudine imprigiona ciò che è oggetto d’esperienza, e dall’altra<br />

la percezione di nuove reti di rapporti in cui l’essenza degli oggetti stessi, il “cuore delle cose”,<br />

emerge dall’ombra per profilarsi nella luce della coscienza» (M. Bongiovanni Bertini, Proust e la<br />

teoria del romanzo, cit., p. 152; ma di segno analogo sono pure le notazioni di J. Kristeva, Le<br />

temps sensible, in part. pp. 246-275). Ne deriva, in sintesi, che oltre ad essere uno stilema<br />

ricorrente nella sua scrittura, Proust ravvisa nella metafora lo strumento attraverso cui entrare in<br />

possesso di quella peculiare dottrina estetica, retta dall’analogia, all’insegna della quale l’intera<br />

Recherche trova un suo possibile unitario equilibrio (Cfr. L. Fraisse, L’esthétique de Marcel<br />

Proust, Sedes, Paris 1995, in part. pp. 135-137).<br />

696 Cfr. M. Black, Metaphor, in Id., Models and Metaphors. Studies in Language and Philosophy,<br />

Ithaca-Londra, Cornell University Press, 1962; trad. it. di A. Almasi e E. Paradisi, Metafora, in<br />

Modelli archetipi metafore, Pratiche, Parma 1983, pp. 41-66; G. A. Miller, Images and models,<br />

similes and metaphors, in Metaphor and Thought, ed. by A. Ortony, Cambridge University Press,<br />

Cambridge 1979; trad. it. di D. Barbieri, Immagini e modelli, paragoni e metafore, in Teorie<br />

della metafora, a c. di C. Cacciari, Cortina, Milano 1991, pp. 59-123.<br />

697 M. Mazzeo ha recentemente mostrato come si debba riconoscere nella metafora il «luogo di<br />

emergenza privilegiato in cui può rendersi evidente il legame genetico tra sinestesia e<br />

linguaggio». Per quest’interprete si dovrà da un lato riconoscere che «la metafora nasce dalla<br />

sinestesia» e dall’altro che «la metafora rafforza e amplia i processi sinestetici», ovvero, più in<br />

generale, che «l’accostamento di sinestesia e metafora mostra l’analogia strutturale tra i due<br />

motori che animano la cognizione umana: la plasticità percettiva e la flessibilità linguistica<br />

costituiscono entrambe capacità di slittamento». Il legame genetico che intercorre fra metafora e<br />

sinestesia si acclarerebbe ulteriormente ove quest’ultima non fosse considerata una mera<br />

confusione fra i sensi, i quali, a loro volta, non definiscono «un sistema omogeneo nel quale ogni<br />

elemento è alla stessa distanza dagli altri, ma vivono tensioni e sproporzioni che la sinestesia non<br />

fa che accentuare (…). La metafora non solo eredita la logica sinestetica, la sua aspecificità di<br />

dominio, ma anche alcune delle sue principali venature»; al contempo però è anche possibile<br />

rilevare che se la percezione consegna al linguaggio una serie di corrispondenze intrinseche, le<br />

corrispondenze estrinseche, determinate da un paradigma linguistico di tipo metaforico,<br />

permettono la dischiusura della nostra “nicchia ambientale”. Ne discende che la coevoluzione fra<br />

sinestesia e linguaggio favorisce la emancipazione da ogni forma di specializzazione corporea e<br />

cognitiva. « Le corrispondenze intrinseche costituiscono – scrive Mazzeo – la presa a terra delle<br />

capacità rappresentative del linguaggio: ricalcano alcuni temi della percezione, ripropongono a<br />

un livello diverso alcune delle sue dinamiche. Le corrispondenze estrinseche procedono, invece,<br />

in una direzione diversa: il linguaggio non solo rappresenta ciò di cui parla ma tende a sostituirlo.<br />

Il primo aspetto evidenzia la dipendenza del linguaggio dalla percezione sinestetica ma anche,<br />

almeno in parte, la sua funzione di filtro: riprende, riassumendo in sé, alcune correlazioni<br />

fondamentali dell’esperienza percettiva. Il secondo ne ricorda l’autonomia poiché sottolinea il<br />

valore d’apertura dell’esonero» (Id., Storia naturale della sinestesia. Dalla questione Molyneux a<br />

Jakobson, Quodlibet, Macerata 2005, in part. pp. 275-303, qui pp. 281-283 e p. 302 passim).<br />

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