PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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altro che la generalizzazione dell’idea del significato nell’àmbito complessivo<br />
degli atti» 788 , ma pure che, all’interno del noema, si distinguono due componenti<br />
funzionali a codesta sua finalità regolatrice: il «senso noematico» e il «correlato<br />
noematico» del modo della «datità [Gegebenheitsweise]» 789 . Laddove la prima<br />
componente indica quanto è «comune a tutti gli atti che hanno il medesimo<br />
oggetto, con esattamente le stesse proprietà, orientato allo stesso modo, ecc.,<br />
indipendentemente dal fatto che si tratti di una percezione, di un ricordo, di<br />
un’immaginazione» 790 , la seconda distingue i diversi noemata gli uni dagli altri:<br />
«I correlati noematici sono essenzialmente diversi a seconda che si tratti della<br />
percezione, della fantasia, della presentificazione d’immagine, del ricordo, ecc..<br />
In un caso, ciò che si manifesta è caratterizzato come “realtà in carne ed ossa”, in<br />
un altro come finzione, in un altro ancora come presentificazione rimemorativa,<br />
ecc.» 791 . I vari atti intenzionali parrebbero dunque fondare le loro reciproche<br />
788 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Drittes Buch: Die Phänomenologie und die Fundamente der Wissenschaften, in Husserliana, Bd.<br />
V, hrsg. v. M. Biemel, Martinus Nijhoff, Den Haag 1952, p. 89; trad. it. di E. Filippini, Idee per<br />
una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Libro III. La fenomenologia e i<br />
fondamenti delle scienze, Einaudi, Torino 2002, p. 460. Ma analogamente Husserl s’esprime al §<br />
124 del I Libro delle Ideen, dove, in particolare, appunta: «Noi limitiamo l’àmbito delle nostre<br />
considerazioni esclusivamente al “significare” [Bedeuten] e al “significato” [Bedeutung].<br />
Originariamente queste parole si riferiscono soltanto alla sfera linguistica, a quella<br />
dell’”esprimere”. Ma è quasi inevitabile, e rappresenta inoltre un importante passo avanti della<br />
conoscenza, ampliare il significato di queste parole e modificarle opportunamente in modo che<br />
possano essere in una certa maniera applicate all’intera sfera noetico-noematica, ossia a tutti gli<br />
atti, siano o no intrecciati con atti espressivi» (Id., Ideen zu einer reinen Phänomenologie und<br />
phänomenologischen Philosophie. Erstes Buch, cit., p. 256; trad. it. p. 307).<br />
789 V. Costa ha efficacemente rilevato come il “senso noematico” possa «agire come una sorta di<br />
fantasma che media tra l’apprensione soggettiva, motivata ma sempre presuntiva, e l’oggetto<br />
reale. Le modalizzazioni che si realizzano sul terreno stesso dell’esperienza possono infatti<br />
richiedere una modificazione del senso noematico conformemente a una X che si configura come<br />
“realtà”, come l’in sé, delineando così, in una prospettiva infinita, la possibile coincidenza di<br />
sapere e realtà» (Id., L'estetica trascendentale fenomenologica, cit., p. 85).<br />
790 D. Føllesdal, Husserl’s Notion of Noema, in «The Journal of Philosophy», 66, 1969, pp. 680-<br />
687, qui pp. 681-682; ma cfr. pure G. Küng, The World as Noema and as Referent, in «Journal of<br />
the British Society for Phenomenology», 1, 1972, pp. 15-26, il quale, riprendendo le osservazioni<br />
di Føllesdal, ha altresì rilevato che il “noema” non è da reputare un referente in quanto tale di un<br />
atto noetico, bensì, se mai, come il referente inteso di ciò che è inteso (Ivi, pp. 20-21); d’altronde<br />
ancora Føllesdal ha sinteticamente riassunto le sue tesi, sostenendo che «Il noema è un’entità<br />
intensionale, una generalizzazione della nozione di significato; il noema di un atto non è<br />
l’oggetto dell’atto; i noemata sono entità astratte» (Id., Noema and Meaning in Husserl, in<br />
«Philosophy and Phenomenological Research», 50 (Supplement), 1990, pp. 263-271, qui p. 265).<br />
791 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, p. 188; trad. it. p. 232. E poco oltre si osserva altresì: «Rammentiamoci di quel<br />
“senso oggettuale” che, comparando noemi relativi a rappresentazioni di diversa specie (…) ci<br />
risultò come qualcosa da descrivere con espressioni oggettive e addirittura con espressioni<br />
identiche e intercambiabili, in casi-limite opportunamente scelti, nei quali nella percezione, nel<br />
ricordo, nella fantasia, ecc., si presenta un oggetto (…) del tutto uguale, ugualmente orientato,<br />
appreso nella stessa maniera sotto ogni aspetto [e di fronte al quale] rimangono le differenze del<br />
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