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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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di definire la effettiva possibilità di far risaltare «l’identico dell’intenzione» 860 .<br />

Se, d’accordo con Husserl, si assume come premessa «la necessità a priori che il<br />

ricordo fresco sia preceduto da una corrispondente percezione» 861 , è altresì da<br />

considerare il fatto che talora vi possano essere, nello stesso ricordo fresco, delle<br />

presentificazioni che sorgono senza alcun apporto percettivo 862 . Questa<br />

puntualizzazione non può, tuttavia, risolversi nel principio generale che<br />

considera il ricordo non già una «rappresentazione» della percezione, ma una sua<br />

«riproduzione», sicché la percezione non è invero «intesa [gemeint] e posta<br />

[gesetzt] nel ricordo», essendo, piuttosto, nel ricordo inteso e posto l’oggetto e<br />

l’“ora” della percezione 863 . La soluzione che Husserl avanza è d’altronde incline<br />

a non ammettere differenze di natura sostanziale tra i ricordi primari non legati<br />

alla percezione e ricordi primari legati alla percezione. Egli infatti riduce i ricordi<br />

non immediatamente «agganciati» all’atto percettivo a meri ricordi secondari. E<br />

ciò si giustificherebbe sul presupposto che:<br />

«Nella “percezione della melodia” noi distinguiamo il suono dato ora, che diciamo percepito, dai<br />

suoni già passati, che diciamo “non percepiti”. D’altro canto, diciamo l’intiera melodia, melodia<br />

percepita, benché come si vede, percepito sia solo il punto “ora”» 864 .<br />

La discrepanza fra il singolo suono e l’intera melodia è fatta discendere da ciò<br />

verso cui si volge l’atto intenzionale, nei modi della sua “funzione di<br />

puntamento”, «la quale può porre in rilievo un [oggetto] fra una pluralità<br />

860 Ivi, p. 109; trad. it. pp. 133-134: «Nella costituzione del tempo è insita la possibilità<br />

dell’identificazione: io posso compiere sempre di nuovo una retromemorazione<br />

(rammemorazione), riprodurre sempre “di nuovo” ogni porzione temporale in tutta la sua<br />

pienezza e a questo punto, nella sequenza di riproduzioni di cui ora dispongo, cogliere la stessa<br />

cosa: la stessa durata con lo stesso contenuto, lo stesso oggetto. L’oggetto è un’unità di coscienza<br />

che, nei ripetuti atti (dunque: nella sequenza temporale), può risultare la stessa, l’identico<br />

dell’intenzione, identificabile in atti di coscienza numerosi quanto si voglia, e quindi percepibile<br />

o ri-percepibile in quante percezioni si voglia. Io posso “ogni momento” convincermi<br />

dell’identico “è”. (…). Posso ricollocarmi in ogni posto del flusso e produrlo “ancora una<br />

volta”».<br />

861 Ivi, p. 313; trad. it. p. 310. Ma cfr. pure il dettato di Zur Phänomenologie der<br />

Intersubjektivität, nel punto in cui si afferma: «Ciò che vale per la ritenzione all’interno della<br />

percezione durevole, si farà naturalmente valere per la ritenzione cosiddetta libera, la quale si<br />

attacca immediatamente ad una percezione passata» (Ivi, p. 162). J. B. Brough ha del resto<br />

giustamente rilevato che «diversamente dalla percezione, che intende soltanto l’oggetto esterno<br />

attuale, la memoria intende insieme un atto passato e l’oggetto di quest’atto. Inoltre, le due<br />

intenzionalità sono unite in modo inseparabile. Ricordare un oggetto passato è ricordare l’atto<br />

attraverso il quale esso è stato primariamente dato; ricordare un atto passato è ricordare l’oggetto<br />

originariamente ad esso correlato» (Id., Husserl on Memory, in Edmund Husserl. Critical<br />

Assessments of Leading Philosophers, cit., vol. 3, pp. 325-346, qui p. 338). Ma cfr. altresì la<br />

Beilage VIII delle Zeitvorlesungen, pp. 116-118; trad. it. pp. 141-143.<br />

862 Cfr. ivi, p. 35; trad. it. p. 70.<br />

863 Ivi, p. 58; trad. it. p. 65.<br />

864 Ivi, p. 38; trad. it. p. 72.<br />

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