PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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suo oggetto, dei suoi stessi mezzi, perseguendo finalità che successivamente<br />
resteranno immutate tanto nei loro esiti quanto nei loro limiti.<br />
Come già si evince dalla I lezione, l’ambizione coltivata dalla<br />
fenomenologia di separarsi da ogni altra tradizione di pensiero 543 , la porta ad<br />
attestarsi su un piano che, emulando almeno in parte l’argomento cartesiano del<br />
dubbio 544 , obbliga, secondo il filosofo moravo, ad una ricomprensione di un<br />
insieme di cogitationes entro una sfera non soggetta ad altro criterio che a quello<br />
posto da una certezza scevra di qualsiasi scetticismo. «Comunque io percepisca –<br />
scrive Husserl –, rappresenti, giudichi, inferisca, (…), rispetto al percepire è<br />
assolutamente chiaro e certo che io percepisco questo o quest’altro, rispetto al<br />
giudizio che io faccio questo o quest’altro giudizio, e così via» 545 . Questa<br />
affermazione trova, però, oltre che un chiarimento, anche una rettifica, allorché<br />
si sostenga che «ogni vissuto dell’intelletto e ogni vissuto in generale, in quanto<br />
sia attuato [indem es vollzogen wird], può essere ridotto [kann gemacht werden]<br />
all’oggetto di un puro guardare e afferrare, e in questo guardare esso costituisce<br />
datità assoluta. Esso è dato come un essente, come un questo-qui [als ein Diesda],<br />
dubitare del cui essere non ha proprio nessun senso» 546 . Da un lato si<br />
afferma la verità di una cogitatio reale, mentre dall’altro si afferma la necessità<br />
543 Cfr. E. Husserl, Die Idee der Phänomenologie, cit., p. 23; trad. it. p. 62: «Se noi prescindiamo<br />
dalle finalità metafisiche della critica della conoscenza e ci atteniamo puramente al suo compito,<br />
che è quello di chiarire l’essenza della conoscenza e dell’oggettualità di conoscenza, allora essa è<br />
fenomenologia della conoscenza e dell’oggettualità di conoscenza, e rappresenta la parte prima e<br />
fondamentale della fenomenologia in generale. Fenomenologia: ciò significa una scienza, un<br />
insieme coerente di discipline scientifiche; fenomenologia significa però al tempo stesso, e<br />
soprattutto, un metodo e un atteggiamento di pensiero: l’atteggiamento di pensiero, il metodo,<br />
specifamente filosofici».<br />
544 Scrive A. Vasa nella densa Introduzione all’edizione italiana de L’idea di fenomenologia, cit.,<br />
pp. 9-40: «Cartesio pose a fondamento della possibilità di conoscenza la sola immanenza<br />
materiale, che non rappresenta però se nnon il primo gradino della considerazione<br />
fenomenologica di una tale possibilità: un gradino per cui ci si chiude a ogni trascendenza<br />
possibile, o si fissano arbitrariamente i tratti di una trascendenza materialmente o abitualmente<br />
“presente”, ma logicamente non necessaria. L’immanenza intenzionale husserliana ha ambizioni<br />
più specificamente leibniziane, di comprensione dell’unità di tutti i mondi possibili. Per fondare<br />
una possibilità della conoscenza bisogna andare in cerca di qualcosa di logicamente e<br />
fenomenologicamente innegabile, del “minimo” di un mondo che appartenga a tutti i mondi<br />
possibili». A sua volta G. Preti, nell’ultimo suo scritto, osservava come dall’esercizio di<br />
comprensione della genesi immanente ed essenziale delle posizioni problematiche del realismo<br />
gnoseologico, si dovesse giungere ad una interrogazione dell’intero novero delle concrete attività<br />
conoscitive, secondo una disciplina da Husserl prescritta, ma alla quale egli stesso non si era<br />
mostrato sempre fedele. Per questa ragione «risalire ai presupposti non-riflessi del nostro vivere,<br />
cioè del nostro fungere» sarebbe stato possibile, per Preti, solo «osservando l’agire e riflettendo<br />
su di esso» (Id., Lo scetticismo e il problema della conoscenza, in «Rivista Critica di Storia della<br />
Filosofia», 29, 1974, pp. 3-21, qui p. 21; pp. 123-143; pp. 243-263)<br />
545 E. Husserl, Die Idee der Phänomenologie, cit., p. 30; trad. it. p. 66.<br />
546 Ivi, p. 31; trad. it. p. 67.<br />
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