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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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flusso temporale immanente 617 . Muovendo da queste ultime considerazioni<br />

husserliane, Ricoeur ha recentemente rilevato che circa l’assolutezza dell’opera<br />

del flusso di coscienza occorrerà notare che non trova qui spazio alcuno la<br />

questione della nascita e della morte, assorbita all’interno di una indubitabilità di<br />

cui si gioverebbe la sfera della ritenzione della cosa che dura, nel suo rifarsi ad<br />

un princinpio di autocostituzione che beneficia dell’intuitività: «il presente sta<br />

alla presentificazione di qualche cosa (…) come l’indice temporale sta al<br />

contenuto “oggettuale” del ricordo. Inseparabile» 618 . Propriamente, si legge nelle<br />

Zeitvorlesungen, la correlazione si instaurerebbe grazie al fatto che «un percepire<br />

è coscienza di un oggetto. Ma è insieme, in quanto coscienza, un’impressione,<br />

qualcosa di presente in immanenza» 619 . Tale reciproco intreccio di presentazione<br />

oggettuale e di presente riflessivo troverebbe, prosegue Husserl, il proprio fulcro<br />

nella «coscienza originaria», la quale «non ha più alcuna coscienza dietro di sé in<br />

cui sia, a sua volta, oggetto di coscienza» 620 . D’altronde, nella forma originaria<br />

nella quale la coscienza si presenta, l’intenzionalità trasversale, che, come<br />

osservato, mira all’oggetto che dura, può venire intesa come una oggettivazione,<br />

sicché – nota ancora Ricoeur – si assiste ad un rovesciamento, in forza del quale<br />

l’intenzionalità trasversale trova, in questa nuova prospettiva, la propria<br />

tematizzazione solo quale fondamento per l’intenzionalità longitudinale, che la<br />

riflessione provvede ad analizzare. «Cadono, forse, tutte le resistenze che la<br />

fenomenologia oggettuale poteva opporre all’assolutizzazione della presenza del<br />

presente? In che modo una tale unità del flusso potrebbe dirsi senza l’appoggio<br />

di qualche oggettività costituita? Husserl ostinatamente rovescia il rapporto: per<br />

avere qualche cosa che dura, bisogna avere un flusso che costituisce se stesso. Su<br />

questa autocostituzione si compie l’impresa di una fenomenologia pura» 621 .<br />

617<br />

Ivi, p. 84; trad. it., p. 110: «Queste “determinate” ritenzioni e protenzioni hanno un orizzonte<br />

oscuro, scorrono trapassando in altre, indeterminate, relative al deflusso passato o futuro della<br />

corrente, attraverso le quali il contenuto attuale si inserisce nell’unità della corrente».<br />

618<br />

P. Ricoeur, La mémoire, l’histoire, l’oubli, Seuil, Paris 2000; trad. it. di D. Iannotta, La<br />

memoria, la storia, l’oblio, Cortina, Milano 2003, p. 160.<br />

619<br />

E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 89; trad. it. p. 114.<br />

620<br />

Ivi, p. 90; trad. it. p. 114.<br />

621<br />

P. Ricoeur, La memoria, la storia, l’oblio, cit., p, 161. Di analogo avviso è R. Bernet, allorché<br />

sostiene che «i testi di Husserl si muovono interamente nella tensione del contrasto tra l’ideale<br />

dell’assoluta autopresenza del flusso che si basa sulla percezione, e l’impossibilità di realizzare<br />

questo ideale, dimostrata nell’analisi fenomenologica del flusso. Questa tensione plasma la<br />

relazione tra percezione e presentificazione, tra impressione originaria e ritenzione, tra<br />

l’autodatità riflessiva del flusso e quella longitudinalmente intenzionata, cioè essa plasma il<br />

rapporto di Husserl con la metafisica della presenza nel suo complesso» (Id., Die ungegenwärtige<br />

Gegenwart. Anwesenheit und Abwesenheit in Husserl Analyse der Zeitbewußtseins, in<br />

«Phänomenologische Forschungen», 14, 1983, pp. 16-57, qui p. 56).<br />

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