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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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universale parrebbe, in effetti, potersi temporalizzare senza che ciò equivalga ad<br />

una sua assimilazione ai modi della mera «affezione» presupposta<br />

dall'emergenza del nostro mondo circostante. Nell'ambito proprio della pretemporalità<br />

si osserva infatti il determinarsi di una regione iletica originaria,<br />

nella quale è dato riscontrare sia «il predecessore genetico della hyle sensibile<br />

[Empfindungshyle]» 237 , sia l'elemento costitutivo della forma temporale stessa.<br />

Con riferimento a codesta regione, Husserl afferma, nel Ms. C 6, ch'essa è «nella<br />

sua propria temporalità il nucleo, per così dire, di un estraniarsi da sé dell'io nel<br />

presente concreto» 238 . Ciò nondimeno, l' hyle originaria non deve essere intesa<br />

come ciò che sta di fronte all'io, ovvero come ciò che distingue in sé una sfera di<br />

mera passività 239 , bensì quale espressione di un non-io, che appartiene all'io in<br />

modo essenziale 240 . Tale divergente corrispondersi si giustificherebbe, per<br />

Husserl, alla luce di un ambito precedente ogni distinzione tra attività e passività,<br />

del quale l'hyle originaria rappresenterebbe la condizione di possibilità. Si legge<br />

al riguardo in un manoscritto del 1931:<br />

«L' attività egoica presuppone la passività – la passività egoica – ed entrambe presuppongono la<br />

associazione e la pre-coscienza nella forma del fondamento iletico ultimo. L' egoico si oggettiva<br />

attraverso la riflessione. Esso si temporalizza nella temporalità originario-associativa, (...),<br />

unitamente ed inseparabilmente con il livello iletico più basso» 241<br />

Si troverebbe espressa in questo passo la caratteristica essenziale che<br />

connoterebbe la hyle originaria: il suo essere elemento pre-affettivo, ovvero prenoetico-noematico,<br />

peculiare ad una pre-temporalizzazione o proto-<br />

dato "anticipatamente" a lui non come un flusso temporale, il che vuol dire una oggettiva<br />

continua successione come ciò che non è esperito ed esperibile – sebbene dell'io che deve essere<br />

fenomenologizzato nella domanda-regressiva [Rückfrage] presente in una particolare astrazione e<br />

solo a partire dalla identificazione ch'egli deve produrre, l'oggettività nasce in seguito. Esso è, in<br />

quanto pre-essere, inesprimibile, indicibile; non appena, rispettivamente, l'indicibile e<br />

l'inesperibile si manifestano, non appena quindi essi si esperiscono e diventano tema di una<br />

asserzione, esso appunto è ontificato». Al riguardo, F. Desideri parla di un pensiero che di fronte<br />

a codesto flusso primigenio si mostrerebbe «irrimediabilmente solo, eremos: solo, ma anche<br />

intimamente mancante, quasi assente da sé», poiché l’Urfluß si deve intendere «unicamente come<br />

un paradossale flusso senza sponde, rispetto al quale non è affatto ipotizzabile un pur spettrale<br />

spettatore che lo consideri dalla riva. L’originarietà del flusso – e quindi la sua assolutezza –<br />

costringe a pensarlo come “auto-manifestazione”: spontaneità pura che non sopporta l’ipotesi di<br />

un secondo flusso» (Id., Il “flusso” come rappresentazione della coscienza, in «Intersezioni», 3,<br />

2001, pp. 427-440, qui pp. 438-439 passim).<br />

237 N.-I. Lee, Edmund Husserls Phänomenologische der Instinkte (Phaenomenologica 128),<br />

Kluwer, Dordrecht - Boston - London 1993, p. 117.<br />

238 E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 110.<br />

239 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch: Phänomenologische Untersuchungen zur Konstitution, cit. pp. 318 e 335; trad. it.<br />

pp. 313 e 327.<br />

240 Cfr. E. Husserl, Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Zweiter Teil, cit., p. 379.<br />

241 E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 53.<br />

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