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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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che il valore euristico delle correspondances di Baudelaire incontra il pensiero<br />

proustiano, dando vita ad un comune intrecciarsi di esperienze, in continua<br />

metamorfosi e giammai riconducibile ad un’unica origine 682 . Quanto però Proust<br />

stesso osserva in Baudelaire è una risoluzione della volontà a cercare quelle<br />

analogie ispiratrici che gli sono indispensabili per evocare un’immagine 683 ,<br />

laddove per lui, poiché la «mémoire de l’intelligence» non sortisce l’effetto di<br />

trarre dal passato alcunché di reale 684 , si deve far luogo ad una forma<br />

involontaria di memoria, capace, dopo la distruzione di tutte le cose, di<br />

permanere ancora intatta, di «sorreggere senza tremare (…) l’immenso edificio<br />

del ricordo» 685 . Anche per questo motivo, la funzione che Proust conferisce alla<br />

memoria non ha, né potrebbe avere, una funzione ricostitutiva, ma<br />

682 Siffatta analogia è posta in primo luogo da W. Benjamin. Per questi, le «correspondances<br />

sono le date del ricordo. Non sono date storiche, ma date della preistoria. (…). Il passato<br />

mormora nelle corrispondenze; e l’esperienza canonica di esse ha luogo anch’essa in una vita<br />

anteriore». La simiglianza dell’arte di Baudelaire con la poetica di Proust si ravviserebbe quindi<br />

nella comune volontà di concepire il ricordo come «un’esperienza che cerca di stabilirsi al riparo<br />

di ogni crisi», sebbene in Proust ciò avvenga con una adesione all’esistenza terrestre ben<br />

maggiore di quanto avvenga in Baudelaire (Id., Su alcuni motivi in Baudelaire, cit., pp. 404-405).<br />

D’altra parte, d’una vicinanza di Proust alla poetica di Baudelaire scrive pure A. Béguin, il quale,<br />

accostandovi anche la figura di Gérard de Nerval, parla di una costellazione di «poeti della<br />

reminiscenza e della “sensazione trasposta”» (Id., L’ âme romantique et le rêve, Corti, Paris<br />

1960; trad. it. di U. Pannuti, L’anima romantica e il sogno, il Saggiatore, Milano 2003, in part.<br />

pp. 476-482, qui p. 481). Già comunque J. O’Brien, studiando l’insorgere del fenomeno della<br />

memoria involontaria prima del suo apparire in Proust, aveva, in contemporanea con la prima<br />

edizione del volume di Béguin, fatto notare la affinità tra i Fleurs du mal e la Recherche,<br />

constatando come, sebbene non vi fosse, nel poeta, una concettualizzazione esplicita del<br />

fenomeno della memoria involontaria, vi si potesse del pari riconoscere una predisposizione ad<br />

abbandonarsi ad improvvise trasposizioni nel passato (Id., La Mémoire involontaire avant<br />

Proust, in «Revue de littérature comparée», 1, 1939, pp. 19-36, in part. pp. 21-27). Più<br />

puntualmente, J.-F. Perrin ha ricordato le pagine consacrate da Baudelaire a l’”Art mnémonique”<br />

di C. Guy, raccolte in Le Peintre de la vie moderne (in Œuvres, vol. 2, éd. par C. Pichois,<br />

Gallimard, Paris 1976; trad. it. di G. Guglielmi e E. Raimondi, Il pittore della vita moderna, in<br />

Opere, cit., pp. 1272-1319, in part. pp. 1289-1292), giudicandole, nel loro abbandonare la<br />

prospettiva psicologica a vantaggio di una considerazione estetica della memoria involontaria,<br />

come la più diretta e schietta anticipazione delle riflessioni proposte da Proust (Id., La scène de<br />

réminiscence avant Proust, in «Poétique», 102, 1995, pp. 193-213, qui pp. 212-213). Ma, per una<br />

più complessiva disamina sull’argomento, si rinvia comunque all’esaustivo studio di J. Hassine,<br />

Essai sur Proust et Baudelaire, Nizet, Paris 1979, in part. al III capitolo, pp. 115-141.<br />

683 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 408; trad. it. p. 607: «In Baudelaire le reminiscenze (…)<br />

sono con ogni evidenza meno fortuite e dunque, a mio avviso, decisive. È il poeta stesso, con<br />

maggior scelta e pigrizia, a cercare volontariamente, per esempio nell’odore di una donna, dei<br />

suoi capelli e del suo seno, le analogie ispiratrici capaci di evocargli “l’immensa, celeste<br />

rotondità del cielo” e “un porto pieno di alberi e di fiamme”».<br />

684 Cfr. M. Proust, Du côté de chez Swann, cit., p. 44; trad. it. p. 55: «È uno sforzo vano cercare<br />

di evocare il passato, inutili i tentativi della nostra intelligenza. Se ne sta nascosto al di là del suo<br />

domininio e della sua portata, in qualche insospettato oggetto materiale (nella sensazione che<br />

questo ci darebbe). Questo oggetto, dipende dal caso che noi lo incontriamo prima di morire,<br />

oppure non lo incontriamo mai».<br />

685 Ivi, p. 46; trad. it. p. 58.<br />

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