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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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L’ambito monadico indicherebbe quindi uno stato in cui l’io non compie ancora<br />

alcun atto, né esperisce alcunché, sussistendo solo un flusso indifferenziato,<br />

caratterizzato da una pura dònamiq: «il divenire del soggetto può celare in sé<br />

una tendenza allo sviluppo, e necessariamente. Ma lo sviluppo può e deve avere<br />

luogo nella approssimazione [Ungefähren]» 1189 . L’orizzonte di senso sul quale si<br />

appunta lo sguardo fenomenologico parrebbe prendere forma attraverso un<br />

graduale dispiegarsi di un presupposto che, tuttavia, non può essere definito in<br />

un suo compiuto attuarsi, ma soltanto mediante un ininterrotto processo di<br />

formazione 1190 . La messa a tema della Triebintentionalität, della “intenzionalità<br />

1189 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 436. Altrove, Husserl, menzionando un<br />

passo dei Nouveaux essais di Leibniz, nel quale poteva leggersi che «”La parola persona<br />

comporta un essere pensante ed intelligente capace di ragione e di riflessione, che può<br />

considerare se stesso come il medesimo, come una medesima cosa che pensa in tempi differenti e<br />

in luoghi differenti; cosa che egli fa unicamente in virtù del senso che ha delle proprie azioni. E<br />

tale conoscenza accompagna sempre le nostre sensazioni e le nostre percezioni presenti”, quando<br />

sono sufficientemente distinte (…) ed è per mezzo di ciò che ciascuno è per se stesso quello che<br />

chiama se stesso [soi-même].(…). E quanto lontano può estendersi questa coscienza sulle azioni e<br />

sui pensieri già passati, altrettanto lontano si estende l’identità di tale persona, e l’io è nel<br />

presente il mdesimo di allora”» (Id., Nouveaux essais sur l’entendement humain, in Id., Sämtliche<br />

Schriften und Briefe, hrsg. v. Deutsch. Akad. d. Wiss. zu Berlin, 1923, Bd. VI; trad. it. di M.<br />

Mugnai, Nuovi saggi sull’intelletto umano, Editori Riuniti, Roma 1993, p. 224 (II, XXVII, § 9)),<br />

osservava: «Si potrebbe tentare di affermare: analogamente a come io nell’atteggiamento<br />

esteriore trovo la medesima cosa nella continua sequenza dei suoi molteplici stati (…), così io<br />

trovo nella riflessione sul Medesimo ciò come una unità di carattere a dire il vero totalmente<br />

altro, come una unità dei suoi stati di coscienza nella sequenza fluente della vita coscienziale, la<br />

quale invero è la vita del Medesimo. Ciò nondimeno abbiamo l’essenziale differenza che “negli”<br />

stati esterni l’unità è trapassante oppure che essa si costituisce come nel suo flusso. I vissuti<br />

fluenti costituiscono la unità del flusso del vissuto, ma questa non vi sta nello stesso senso in cui<br />

vi sta l’unità del Medesimo. Noi troviamo, di fronte alla sequenza degli atti e delle apparizioni<br />

“circoscritte” [“abgegrenzter”], il Medesimo, da essi inseparabile, ma in quanto esso li “compie”<br />

[“vollziehendes”], ovvero il Medesimo affettato da ciò che appare; al Medesimo si riferisce pure<br />

ogni sfondo nelle sue potenzialità. Il Medesimo non è ancora un “fenomeno”; questo è soltanto la<br />

rappresentazione del Medesimo, il suo coglimento ecc.. Il vissuto dell’io, il vissuto di un<br />

Medesimo vivente ha uno specifico polo di unità, il quale non si costituisce in loro [i.e. negli atti<br />

e nelle apparizioni] così come, in ogni essere temporale, nella continuità di un riempimento<br />

temporale, si costituisce nella compiuta durata una unità mutabile o immutata. (…). L’io è in<br />

modo essenziale riferito ad ogni vissuto circoscritto (ad ogni oggettività), il che vuol dire: la<br />

essenzialmente possibile riflessione su ogni vissuto reca in maniera necessaria il vissuto nella<br />

forma ego cogito. Se si riflette quindi su questa riflessione, allora si presenta ancora questa<br />

forma “Io rifletto su questo cogito” e qui l’io risiede due volte, in quanto io della riflessione e in<br />

quanto io di ogni cogito; ed allora riconosco l’identità dell’Io, che è posto due volte, ma è<br />

esistente una sola e ognivolta in quanto Io di un altro cogito. Nella riflessione continuamente<br />

trapassante trovo l’Io continuamente identico attraverso tutti i suoi atti e stati, i quali sono dati in<br />

modo temporalmente estensivo come vissuti del tempo immanente. Ma il Medesimo, che è<br />

l’identico “trapassante”, non è nello stesso senso temporale e non si estende affatto<br />

temporalmente come i vissuti» (Id., Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Zwiter Teil, cit.,<br />

pp. 48-49).<br />

1190 E. Husserl, Universale Teleologie, cit., p. 595; trad. it. p. 263: «Non possiamo o non<br />

dobbiamo presupporre un’universale intenzionalità dell’impulso, una intenzionalità che<br />

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