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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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somministrata, ma annunciata nella sua reale cogenza 1344 . Come pure lascia<br />

intuire l’ultima pagina della Recherche, nell’anticipare la morte, nel lasciarla<br />

mediatamente osservare, parrebbe compiersi il destino proprio d’ogni gesto di<br />

scrittura che ambisca a seguire il continuo trascorrere e mutare degli uomini, in<br />

quanto «esseri che occupano un posto così considerevole accanto a quello così<br />

angusto che è riservato loro nello spazio, un posto, al contrario, prolungato a<br />

dismisura poiché toccano simultaneamente, come giganti immersi negli anni,<br />

periodi vissuti da loro a tanta distanza e fra cui tanti giorni si sono depositati –<br />

nel Tempo» 1345 . La visione cui, grazie a ciò che legge, accede il lettore 1346 , gli<br />

permette, come se si trattasse di un dispaccio ritardato, di «morire la sua dura<br />

morte», senza, però, soccombere, avendone maturata un’altra, diversa dalla<br />

propria 1347 . La pagina scritta, depositaria d’una vita vissuta che, pur direttamente<br />

estranea alle possibilità della fenomenologia, rappresenta un’anticipazione del<br />

loro compimento, del loro perenne portare in sé e nutrire ciò che ne costituisce<br />

l’esiziale minaccia e negazione, sussume al proprio interno la paradossalità<br />

dell’immagine di colui che «si duole d’essere nato mortale e non vede che nella<br />

vera morte non ci sarà un altro se stesso che possa, vivo, piangere la perdita di sé<br />

per se stesso» 1348 . Se la fenomenologia è la «nostalgia [Sehnsucht]» insita in ogni<br />

pensiero che voglia scrutare sempre ancora l’origine ed il senso del proprio<br />

manifestarsi 1349 , ciò che la lega alla temporalità ordinata secondo un processo<br />

1344 Nota con estrema lucidità M. Blanchot, Da Kafka a Kafka, cit., pp. 28-29: «La mia parola è il<br />

segnale che la morte è, in quel preciso momento, liberata nel mondo, che tra me che parlo e<br />

l’essere che evoco, essa è improvvisamente sorta (…) Solo la morte mi permette di cogliere ciò<br />

che voglio raggiungere; lei sola dà il senso delle parole. Senza la morte tutto sprofonderebbe<br />

nell’assurdo o nel nulla».<br />

1345 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 625; trad. it. p. 761.<br />

1346 Cfr. ivi, pp. 489-490; trad. it. p. 596.<br />

1347 Cfr. R. M. Rilke, Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge (1910), Insel, Frankfurt a.<br />

M. 1987; ed. it. a c. di G. Zampa I quaderni di Malte Laurids Brigge, Adelphi, Milano 1992, p.<br />

18; nonché Id., Herr: Wir sind ärmer den die armen Tiere, in Id., Das Stunden Buch. Drittes<br />

Buch. Das Buch von der Armut und vom Tode, in R. M. Rilke, Sämtliche Werke, hrsg. von E.<br />

Zinn und R. Sieber-Rilke, Insel, Frankfurt a. M. 1955, Bd. I; trad. it. di C. Lievi, Signore, siamo<br />

più poveri delle povere bestie, in Il libro d’ore. Libro terzo. Il libro della povertà e della morte,<br />

in Poesie, 2 vol., a c. di G. Baioni, Einaudi-Gallimard, Torino 1994, vol. 1, p. 245. Ad un<br />

approfondito esame del motivo della morte in Rilke, in quanto riaffermazione della caducità,<br />

arginabile solo attraverso la scrittura, propria d’ogni evento, hanno atteso sia C. Magris, L’anello<br />

di Clarisse, Einaudi, Torino 1999, pp. 178-189 sia M. Cacciari, Krisis, cit., pp. 159-170.<br />

1348 Lucrezio, De rerum natura, a c. di L. Perelli, Lattes, Torino 1970, p. 123 (III, vv. 884-886):<br />

«Hinc indignatur se mortalem esse creatum/ nec videt in vera nullum fore morte alium se/ qui<br />

possit vivus sibi se lugere peremptum».<br />

1349 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Erstes Buch, cit., p. 119; trad. it. p. 115. J. Benoist ha giustamente sostenuto che tale nostalgia<br />

rappresenta «una tentazione naturale della filosofia, come un tropismo al quale essa non può mai<br />

interamente sottrarsi – e i filosofi i quali hanno voluto deliberatamente ignorarla ne hanno<br />

pagato, presto o tardi, in modo significativo il prezzo sotto la forma, precisamente, di una<br />

“nostalgia fenomenologica”, sintomo assai caratteristico di numerosi pensieri contemporanei con<br />

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