PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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affezione passa all’assoluto inizio, a sua volta non generato, d’ogni generazione.<br />
La “modificazione originaria [Urwandlung]”, che dà origine ad ogni affezione, e<br />
quindi ad ogni trasformazione ritenzionale a quest’ultima inerente 1280 , non è<br />
infatti in alcun tempo, perché il tempo sorge per la prima volta in essa. Il<br />
presente vivente non è un flusso di coscienza, in sé considerato, rivolto al<br />
presente, al passato e al futuro: esso è, come fluire originario, nell’”oscurità”,<br />
intesa come sfondo dal quale possono apparire i ricordi di un presente, e nel<br />
quale “io” posso “costruire [konstruieren]” me stesso quale unità di un tempo in<br />
quanto tempo dei vissuti 1281 . Acutamente, Eugen Fink, appuntando l’attenzione<br />
sulla “costruzione” che avrebbe dovuto coinvolgere l’io, si è chiesto:<br />
«presuppone l’inizio umano una esistenza trascendentale già essente, la quale si<br />
mondanizza a sua volta per l’uomo e deve costituire il suo proprio<br />
cominciamento mondano, e la morte nel mondo, il non-più-essere come uomo,<br />
potrebbe forse egualmente presuppore una soggettività trascendentale esistente,<br />
che costituisce la “morte” in un ritirarsi [Sich-Zurückziehen] dalla autooggettivazione<br />
mondana?» 1282 . L’interrogativo incalza il pensiero husserliano,<br />
prospettando tanto la possibilità che fra la nascita e la morte appartenenti alla<br />
vita umana si dia corrispondenza rispetto ad un inizio ed ad una fine della vita<br />
trascendentale costitutiva, quanto la possibilità che prevede una<br />
mondanizzazione già compiuta della esistenza transcendentale, in ragione della<br />
quale la nascita si costituisce come suo inizio umano e la morte come suo<br />
termine. Più ancora, appare a Fink necessario verificare la capacità del metodo<br />
fenomenologico di definire, all’interno della pluralizzazione propria della vita<br />
trascendentale, un senso generativo, di cui la nascita e la morte farebbero parte<br />
quali risultati d’una costituzione. Qualora infatti si volesse avanzare una<br />
soluzione incline a proporre una coincidenza fra temporalità trascendentale e<br />
più rigoroso. Ogni nuovo “ora” è contenuto di una nuova impressione originaria». Ma cfr. pure<br />
Id., Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie. Erstes Buch,<br />
cit., pp. 149-150; trad. it. p. 190: «(…) partendo da un vissuto già caratterizzato come tale, siamo<br />
ricondotti a certi vissuti originari, a “impressioni” che rappresentano appunto i vissuti<br />
assolutamente originari in senso fenomenologico (…) poiché, a ben vedere, nella loro<br />
concrezione hanno soltanto una fase assolutamente originaria, e anch’essa costantemente<br />
fluente: il momento dell’adesso vivente».<br />
1280 E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 169; trad. it. pp. 226-227.<br />
1281 E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 12:<br />
«Noi abbiamo anche un presente, un passato e un futuro, noi abbiamo un “flusso di coscienza” –<br />
ma il “presente vivente fluente” non è un flusso di coscienza. Nel presente fluente vivente può<br />
manifestarsi il ricordo di un presente, e “io” mi posso costruire l’unità di un tempo come tempo<br />
dei vissuti, degli atti, ecc.. Il fluire originario verso l’oscuro – la modificazione originaria della<br />
temporalizzazione, l’origine del tempo, nella quale esiste il tempo oggettivato del mondo. Perché<br />
il fluire originario oggettiva come flusso di coscienza dell’uomo e con tutto ciò che è oggettivato<br />
in esso e così iterativamente. La modificazione originaria non è, parlando in modo assoluto, in<br />
alcun tempo, il quale sorge in essa prima di tutto».<br />
1282 E. Fink, VI. Cartesianische Meditation, Teil 1, hrsg. v. H. Ebeling, J. Holl, G. van<br />
Kerckhoven, Kluwer, Dordrecht-Boston-London 1988, pp. 68-69.<br />
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