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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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una delucidazione circa i diversi tipi di «rappresentazione» (Vorstellung), ed in<br />

seguito ha voluto stabilire se ciò che è definito come «rappresentanza» sia o<br />

meno riconducibile all’ambito dell’«intuizione» (Anschauung). Più esattamente,<br />

prendendo le distanze dal concetto monorelazionale di Vorstellung, elaborato da<br />

Brentano nella Psychologie vom empirischen Standpunkt (1874) 443 , Husserl ha<br />

proposto di operare un suo sdoppiamento, attraverso l’introduzione della nozione<br />

di “intuizione” e di “rappresentanza” 444 . L’ulteriore distinzione che interviene<br />

nella definizione del termine “intuizione”, però, dimostra quanto ancora sia<br />

labile il confine che separa la riflessione husserliana da quella di Brentano.<br />

Nell’attribuire all’”intuizione” un’accezione che la rende, «in senso stretto, il<br />

contenuto immanente e primario di un rappresentare istantaneo, o meglio di un<br />

osservare [im engeren Sinn ist der immanente und primäre Inhalt eines<br />

momentanen Vorstellens, oder besser Bemerkens] », e, in senso lato, «il<br />

contenuto di un osservare unitario e continuato [der Inhalt eines einheitlichen<br />

andauernden Bemerkens]» 445 , Husserl dimostra di non essere pervenuto, a<br />

quest’altezza del suo pensiero, a determinare un criterio scriminante in forza del<br />

quale possa appropriatamente distinguersi fra un contenuto sensoriale colto<br />

immediatamente e un’oggettualità percepita in un processo temporalmente<br />

articolato. Unificando entrambi i concetti sotto il termine “contenuto”, Husserl,<br />

così come Brentano, non parrebbe riuscire a separare il campo della realtà da<br />

quello della immanenza 446 . Ciò nonostante, la meditazione che Husserl inaugura<br />

Rappresentazione come rappresentanza. Forme della rappresentanza, in E. Husserl, Logica,<br />

psicologia e fenomenologia. Gli oggetti intenzionali e altri scritti, il melangolo, Genova 1999,<br />

pp. 41-57, considera solo le pp. 283-302, rimandando alla precedente traduzione di A. Marini per<br />

le pagine precedenti. Per una più dettagliata ricostruzione storico-filologica del Ms. si rimanda<br />

alle pagine, curate da B. Rang, dell’apparato critico dell’XXII volume dell’Husserliana, in part.<br />

pp. 436 e 451 sgg..<br />

443 Cfr. F. Brentano, Psychologie vom empirischen Standpunkt, Bd. 1, hrsg. v. O. Kraus, Felix<br />

Meiner Verlag, Hamburg 1924; trad. it. di G. Gurisatti, La psicologia dal punto di vista empirico,<br />

2 vol., Laterza, Bari-Roma 1997, vol. 1, pp. 144-146 passim: «(…) per presentazione non<br />

intendiamo qui il presentato, bensì il presentare, che costituisce la base non solo del giudicare,<br />

ma anche del desiderare, così come di ogni altro atto psichico».<br />

444 Cfr. S. Besoli, il quale, nella introduzione alla già menzionata edizione italiana del XXII<br />

volume della Husserliana, ha osservato come Husserl sia portato a differenziare tra due distinte<br />

specie di rappresentazione dalle riflessioni geometriche che aveva svolto intorno alla<br />

rappresentazione di spazio, «rispetto a cui si palesava appunto l’alternativa se si trattasse di<br />

un’intuizione o di un concetto, di una rappresentazione concreta o, per contro, di un costrutto<br />

idealizzato» (Id., Introduzione a E. Husserl, Logica, psicologia e fenomenologia, cit., pp. 9-39,<br />

qui p. 13 n. 17).<br />

445 E. Husserl, Aufsätze und Rezensionen, cit., p. 273; trad. it. p. 168.<br />

446 K. Schuhmann, Husserl doppelter Vorstellungsbegriff: Die Texte von 1893, in «Brentano<br />

Studien», 3, 1990-1991, pp. 119-136, qui p. 124. D’analogo avviso è pure, sulla scorta in<br />

particolare delle pp. 154-157 de La psicologia dal punto di vista empirico, J. N. Mohanty, il<br />

quale, nel ribadire che Husserl, in questo torno d’anni, sembra sottoscrivere ancora l’opinione di<br />

Brentano secondo la quale il contenuto di un atto intuitivo è “immanente” o una parte reale<br />

dell’atto, precisa che «gli atti rappresentativi che puntano un oggetto “da una certa distanza”,<br />

attraverso un altro oggetto, presuppongono degli atti intuitivi. (…). Negli atti intuitivi l’oggetto<br />

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