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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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possibile anche nel caso dei ricordi lontani, a cospetto dei quali Husserl sostiene<br />

che vi sia comunque «un’idea necessaria: l’idea di un se stesso incancellabile<br />

[undurchstreichbaren Selbst]» 877 . La permanenza del ricordo, anche se lontano,<br />

potrebbe essere revocata in dubbio soltanto nel caso si verificasse un<br />

«sovrapporsi caotico delle rimemorazioni». Ma pure in questa evenienza le<br />

singole componenti che costituiscono l’insieme complessivo del ricordo<br />

sarebbero egualmente date nell’originale, in virtù del fondamentale principio<br />

associativo della somiglianza 878 . La falsità del ricordo dell’oggetto è dunque<br />

riconducibile solo all’intero sorto per collegamento, non già alla singola parte; e<br />

ciò perché le distorsioni del ricordare non possono procedere all’infinito, tanto<br />

più che basta che il contenuto d’un ricordo si dia effettivamente nell’originale<br />

perché si sia «rinviati ad una catena di pure datità che non sono più<br />

cancellabili» 879 . Anche qui, però, Husserl ammonisce che l’immagine della<br />

catena vorrebbe essere un limite ideale, onde favorire il nostro volontario<br />

rivolgerci ai ricordi per mettere in luce «l’illusione e quindi per penetrare nel<br />

loro vero se stesso» 880 . La nient’affatto esaustiva conclusione cui perviene la<br />

riflessione husserliana nel momento in cui vorrebbe comprendere tutti i ricordi<br />

entro un’ambito di autodatità dell’oggetto vincolato alle regole proprie della<br />

percezione, la cui inefficacia a presentare la molteplicità delle manifestazioni<br />

d’un singolo oggetto è tuttavia dichiarata sin dall’inizio delle lezioni sulla sintesi<br />

passiva, traspare nello stesso dettato del filosofo, allorché esplicitamente si<br />

legge:<br />

«Non sono interamente soddisfatto. L’elemento oggettuale si costituisce sin dall’inizio come<br />

elemento temporale, e la fase momentanea è un’astrazione che noi dobbiamo dapprima<br />

affrontare. L’incancellabilità del momento non è quindi affatto un prius» 881 .<br />

877<br />

E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 114; trad. it. p. 163.<br />

878<br />

Cfr. ivi, pp. 115 e 131; trad. it. pp. 163 e 183.<br />

879<br />

Ivi, p. 115; trad. it. p. 164.<br />

880<br />

Ivi, p. 115; trad. it. p. 164.<br />

881<br />

Ivi, p. 110, n. 1; trad. it. p. 164. Per D. Farrell Krell, Phenomenology of Memory from Husserl<br />

to Merleau-Ponty, in «Philosophy and Phenomenological Research», 42, 1982, pp. 492-505, in<br />

part. pp. 499-502, il significato positivo di queste pagine husserliane andrebbe colto nel<br />

confronto che nella Beilage VIII delle Analysen zur passiven Synthesis, cit., pp. 376-377, viene<br />

proposto fra «l’orizzonte ritenzionale indifferenziato, vuoto» e «la prima forma di ridestamento<br />

[Weckung]». Vi sarebbe in «questa prima intenzione emergente che si dona come emergente<br />

dall’orizzonte vuoto (e con ciò proprio come un indifferente divenuto differente, e cioè un<br />

indifferente, nel quale le diverse ritenzioni sono trapassate), come emergente dalla notte<br />

dell’oblio», il segno di un abbandono da parte di Husserl di ogni soggettività trascendentale. In<br />

analoga direzione – lo stesso Krell lo ammette – andavano le chiose di J. Derrida, il quale aveva<br />

precedemente osservato che «ci si accorge molto in fretta che la presenza del presente percepito<br />

può apparire come tale solo nella misura in cui essa compone continuamente con una nonpresenza<br />

ed una non-percezione, cioè il ricordo e l’attesa primari. Queste non-percezioni non si<br />

aggiungono, non accompagnano eventualmente l’adesso percepito, esse partecipano<br />

indispensabilmente ed essenzialmente alla sua possibilità. (…). Nelle ritenzione, la presentazone<br />

che si dona al vedere fornisce un non-presente, un presente-passato e inattuale. Si può sospettare<br />

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