PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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conseguentemente, essa sarebbe da ricondurre alla sfera originaria del tempo,<br />
nella quale tale attività di mediazione si esplica in virtù del fatto che in ogni<br />
presente assoluto la negazione, agente in ciascun atto intenzionale, garantisce<br />
l’assimilazione del momento passato nella ritenzione ed insieme garantisce<br />
l’assimilazione del momento presente come futuro passato 1292 . Piuttosto,<br />
l’impossibilità segna qui il luogo peculiare della intenzionalità, quale «titolo<br />
comprensivo delle strutture fenomenologiche generali» 1293 , concepito nella sua<br />
“semplicità”, nel suo essere sine plexo, rispetto non solo ad una relazione<br />
oggettiva fra due enti sussistenti ovvero rispetto ad un piano di immanenza<br />
soggettivo 1294 , ma alla stessa riflessione metafisica nel suo complesso. Se la<br />
metafisica non è «semplicemente l’interpretazione della frattura della presenza<br />
come dualità di apparenza e di essenza, di significante e di significato, di<br />
sensibile e di intellegibile», ma è anche piegatura della presenza in un<br />
significare 1295 , l’ambito distinto dall’intenzionalità, affinché essa adempia la<br />
necessità originaria di preordinarsi a cospetto d’ogni gnoseologica<br />
negazione, sarebbe impossibile tematizzare l’autentico movimento genetico: «chiarendo<br />
solamente i due momenti estremi, [Husserl] si impiglia nelle contraddizioni, senza accorgersi che<br />
è la stessa contraddizione che definisce e promuove la genesi» (Ivi, p. 215).<br />
1292<br />
E. Husserl, Zur Phänomenologische Reduktion, cit., p. 169: «Al fenomeno originario del<br />
fluire appartiene la continuata “coincidenza” nello “stesso”, il quale è nel modo dell’“adesso”,<br />
nel modo dell’“appena stato” e parimenti esso stesso permane essente per noi come medesimo<br />
nel sempre nuovo modo mediato dell’appena. Medesimo – resta in una certezza, che è<br />
originarianente autodante e, finché la ritenzione scorre, resta in sempre nuovi modi di datità<br />
continuamente trasfondentisi l’uno nell’altro, i quali “coincidono” fra loro poiché passano uno<br />
nell’altro, producendo la affatto originaria coscienza dell’Uno, di un fermo e di un permanente.<br />
In ogni istante è, in codesta unificante, identificante coincidenza nel fluire, quest’Uno nel suo<br />
modo di datità del di volta in volta stato dato, il quale è in se stesso caratterizzato come<br />
modificazione intenzionale di una corrispondente presenza: lo stato è stato presente, così come,<br />
all’opposto, l’avvenire è presente a venire. Questi sono i primi modi, come vissuti ritenzionali<br />
che appaiono nella presenza originaria (e cioè nel campo d’ogni presenza momentanea), in cui<br />
viene concepito quanto non è presente; essi, intercomunicanti con i vissuti che si richiamano alla<br />
memoria, le attualità, rendono concepibili originariamente ciò che non è intenzionalmente<br />
presente».<br />
1293<br />
E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, cit., p. 168; trad. it. p. 209.<br />
1294<br />
Cfr. M. Heidegger, Die Grundprobleme der Phänomenologie, in Gesamtausgabe, Bd. 1,<br />
hrsg. v. F.-W. von Hermann, Klostermann, Frankfurt a. M. 1975; trad. it. di A. Fabris, I problemi<br />
fondamentali della fenomenologia, il melangolo, Genova 1999, p. 60: «In primo luogo, contro<br />
l’oggettivazione a rovescio abbiamo affermato che l’intenzionalità non è una relazione che<br />
sussiste fra due enti sussistenti, fra un soggetto e un oggetto, ma è una struttura che costituisce il<br />
carattere di rapporto dell’atteggiamento dell’esserci in quanto tale. In secondo luogo, alla<br />
soggettivazione a rovescio abbiamo obbiettato che la struttura intenzionale dei vari atteggiamenti<br />
non è qualcosa di immanente al cosiddetto soggetto, il quale ha bisogno della trascendenza, ma<br />
che la costituzione intenzionale degli atteggiamenti dell’esserci è invece la condizione ontologica<br />
della possibilità di qualsiasi trascendenza. (…). L’intenzionalità è la ratio cognoscendi della<br />
trascendenza. La trascendenza è la ratio essendi dell’intenzionalità nei suoi diversi aspetti».<br />
1295<br />
G. Agamben, Stanze, cit., p. 187.<br />
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