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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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altrettanto vero che tale unità non può tradursi nelle forme di un sapere<br />

assoluto 1232 . I «concetti operativi», nei quali si cela quanto resta irrisolto per ogni<br />

sapere speculativo, si determinerebbero, nel caso della fenomenologia, nel<br />

tentativo di interrogare metodologicamente la differenza corrente fra il tema ed il<br />

medium della comprensione 1233 , pervenendo non già ad un’eliminazione o ad una<br />

attenuazione di tale differenza, ma all’indicazione inerente il sovraordinarsi<br />

dell’elemento operativo, “fungente”, su quello tematico. A sua volta, l’ambito<br />

definito da una intenzione fungente consentirebbe di distinguere tra ciò che si<br />

impone e l’io cui la cosa si impone, d’accordo con un processo che, descrivendo<br />

il passaggio dell’oggetto intenzionale dallo “stato di sfondo per l’io [Status des<br />

Ichhintergrundes]” a quello di “contrapposizione per l’io [Ichgegenüber]“ 1234 ,<br />

disegna «un campo di connessioni [Zusammenhängen], di connessioni che<br />

fluiscono da sé come eventi obiettivi ma che subiscono una messa in scena<br />

soggettiva [aber subjektiv inszeniert werden]» 1235 . Codesta “messa in scena” non<br />

sarebbe, però, da reputarsi un’atto creatore, ma una forma di “ricettività” in<br />

grado di esplicarsi nel solo passaggio da una appercezione ad un’altra, senza<br />

l’intervento immediato d’una intenzione attiva e volontaria 1236 . Questa, infatti, ha<br />

luogo secondariamente rispetto all’«acquisizione originaria» che pertiene al<br />

1232<br />

Come ha sostenuto A. De Waelhens, «l’impossibilità del sapere assoluto è inclusa<br />

nell’impossibilità della riflessione totale» (Id., Réflexions sur une problématique husserlienne de<br />

l’inconscient, Husserl et Hegel, in AA.VV., Edmund Husserl 1859-1959, cit., pp. 221-237, qui<br />

pp. 226-227).<br />

1233<br />

E. Fink, Le concepts opératoires dans la phénoménologie de Husserl, in AA.VV., Husserl,<br />

Cahier de Royaumont, Minuit, Paris 1959, pp. 214-230, in part. pp. 218-219<br />

1234<br />

E. Husserl, Erfahrung und Urteil, cit., p. 81; trad. it. pp. 70-71.<br />

1235<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 336; trad. it. p. 328.<br />

1236<br />

Ivi, p. 217; trad. it. p. 221: «L’azione è (…) “subire qualche cosa”, l’essere determinati<br />

passivamente da qualche cosa, la reazione attiva alla cosa stessa, il passaggio all’azione». Ancor<br />

più chiaramente, prendendo in esame l’io empirico, Husserl distingue fra le idee che gli sono<br />

proprie e quelle ch’esso ha recepito: «Lo stesso pensiero agisce in modo diverso su diverse<br />

persone nelle “stesse circostanze”. Si trovano, cioè, di fronte: pensieri propri, che si sono<br />

“generati originariamente” nel mio spirito oppure che io ho attinto a certe premesse (che<br />

eventualmente possono basarsi su un influsso estraneo) e pensieri adottati. (…). Ciò che mi è<br />

estraneo, che ho “adottato”, che mi è più o meno esteriore, può essere caratterizzato come<br />

qualche cosa che procede da un soggetto estraneo, innanzitutto come una tendenza che parte da<br />

lui e che si rivolge verso di me, una pretesa [Zumutung] a cui io aderisco passivamente,<br />

eventualmente controvoglia, costretto. Può accadere però che io me ne appropri: allora diventa<br />

una mia proprietà. Allora non ha più il carattere di una mera pretesa a cui io aderisco, che mi<br />

determina dall’esterno; è diventata una presa di posizione che emana dal mio io, che non è più un<br />

mero stimolo che si esercita sull’io, e tuttavia ha il carattere di un’adozione di qualcosa che<br />

proviene da un altro io, di qualcosa che nell’altro io ha la sua instaurazione originaria» (Ivi, pp.<br />

268-269; trad. it. p. 268). Il tal caso – nota opportunamente A. Montavont – l’idea “adottata” è<br />

l’equivalente dell’oggetto pre-donato che mi affetta; all’opposto, l’idea che io mi approprio è una<br />

presa di posizione che emana da me; ma perché ciò accada è necessario che qualche cosa sia predonata:<br />

l’idea estranea gioca la stessa funzione di stimolo svolta dal dato della sensazione<br />

originaria (Ea., Passivité et non-donation, in «Alter», 1, 1993, pp. 131-147, in part. pp. 136-137).<br />

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