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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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contenuta un’esortazione ad esaminare l’atto intenzionale non solo nel suo essere<br />

irriflesso prima d’essere riflesso 1228 , ma pure nel suo essere “fungente”. Si può a<br />

questo proposito osservare che «sempre un senso in atto previene il movimento<br />

della riflessione, senza che questo possa mai raggiungerlo» 1229 , di modo che il<br />

passaggio «dallo stadio della costituzione preteoretica a quello della costituzione<br />

teoretica» non si adempie mai completamente, in ragione della impossibilità per<br />

la coscienza di essere contemporanea non solo all’ambito delle «pre-datità» 1230 ,<br />

ma anche a sé medesima. Trascorrendo da una dimensione dominata dalla<br />

“coscienza originaria [Urbewußtsein]”, priva tanto di riferimento oggettivo che<br />

di partecipazione soggettiva, ad una coscienza intenzionale che si esplica nei<br />

modi della “riflessione [Reflexion]” tematizzante, è sì vero che, per Husserl, non<br />

viene meno un principio di unità, precedente ad ogni pluralità 1231 , ma è<br />

Zeitverständnis, in «Husserl Studies», 21, 2005, pp. 17-33, in part. pp. 23-24, che Husserl ha<br />

espressamente affermato che quando noi ci poniamo a descrivere, partendo dalle impressioni<br />

originali, tutte le modificazioni che avvengono nella ritenzione, nella rammemorazione,<br />

nell’attesa, così come il principio d’ordine sistematico che a ciò consegue, non vi è alcuna<br />

delucidazione del tema della genesi (Cfr. E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p.<br />

340). Ma a maggior riprova di queste ultime notazioni vale anche il contenuto del § 37 delle<br />

Cartesianische Meditationen, cit., pp. 109-111; trad. it. pp. 100-101, dove nuovamente si sostiene<br />

che le questioni relative alla fenomenologia genetica sono questioni che vanno al di là della<br />

fenomenologia del tempo. In linea generale, la difficoltà di concepire la coscienza originaria del<br />

tempo dal punto di vista della genesi sembra derivare dal fatto che tale coscienza, in quanto<br />

continuamente soggetta a modificazioni, «non è solo necessariamente la forma di una genesi, ma,<br />

in quanto forma, è un “flusso”, e tuttavia però qualcosa di stabile, che non muta» (R. Bernet, I.<br />

Kern, E. Marbach, Edmund Husserl, cit., p. 257).<br />

1228 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen<br />

Philosophie. Erstes Buch, cit., pp. 50-51; trad. it. p. 64: «Finché vivo naturalmente, io vivo<br />

ininterrottamente entro questa forma fondamentale di ogni vivere “attuale”, sia che io affermi o<br />

no il cogito, sia che mi diriga “riflessivamente” sull’io e sul cogitare o no. Se mi comporto in<br />

questo modo, vivo un nuovo cogito che da parte sua è riflesso, e quindi non è per me oggettuale».<br />

1229 P. Ricoeur, Dell’intepretazione, cit., p. 412.<br />

1230 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 5; trad. it. pp. 10-11. Ma cfr. pure M. Merleau-Ponty, Il filosofo e la sua<br />

ombra, cit., p. 218.<br />

1231 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen<br />

Philosophie. Zweites Buch, cit., pp. 101-102; trad. it. pp. 105-107, dove, in particolare, si<br />

afferma: «Ciò che si modifica fenomenologicamente quando l’io è oggettuale e quando non lo è,<br />

non è l’io stesso, che nella riflessione cogliamo e cui è dato come un io assolutamente identico,<br />

bensì il vissuto». Sulla scorta di questo passo, E. Fink, Die Spätphilosophie Husserls in der<br />

Freiburger Zeit, in AA.VV., Edmund Husserl 1859-1959 (Phaenomenologica 4), Martinus<br />

Nijhoff, Den Haag 1959, pp. 99-115, in part. p. 112, ha parlato di una unità originaria dell’io da<br />

intendere come “fondamento originario [Ur-grund]” dell’intera fenomenologia, precedente ad<br />

ogni distinzione non solo fra soggetto e oggetto, ma anche fra ego ed alter ego. A sua volta, N.<br />

Liangkang, Urbewußtsein und Reflexion bei Husserl, in «Husserl Studies», 15, 1998, pp. 77-99,<br />

in part. p. 83, ha, pur tenendo ferme le considerazioni di Fink, osservato che «la coscienza<br />

originaria è la coscienza durante il compiersi di ogni vissuto, la riflessione, all’opposto, può per<br />

principio oggettivare ogni vissuto soltanto secondo il suo compimento. Le riflessioni sono (…)<br />

delle riproduzioni riflettenti, un pensiero di ritorno».<br />

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