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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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duplicarsi dello sguardo non parrebbe, però, essere soltanto sintomatico di una<br />

chiusura in se stesso dell’atto di guardare 563 , bensì pure concorrere alla verifica<br />

di quella scissione interna all’io puro stesso ed ai suoi atti, di cui si è tentata una<br />

prima delucidazione nel corso del precedente capitolo, e che ora si vorrebbe<br />

mostrare, retrospettivamente, nel suo sviluppo. «Imparare passo a passo il<br />

metodo fenomenologico del vedere», prescrive – si legge in Phänomenologie<br />

und Erkenntnistheorie – che si debba «imparare faticosamente a cogliere in<br />

purezza ciò di cui si compone una coscienza pura (…) e guardare dentro<br />

[hineinsehen] al suo funzionare» 564 . L’orizzontare lo sguardo verso un singolo<br />

atto di pensiero implica pertanto l’esplicarsi di una autopercezione, in quanto<br />

riflessione dell’io puro su se stesso 565 :<br />

«Già attraverso la relazione che inerisce all’idea dell’io puro, già attraverso il correlato<br />

oggettuale che nel cogito è presente alla coscienza quale suo cogitatum, abbiamo una relazione,<br />

che inerisce all’idea dell’io puro e perciò ad ogni io, con l’oggettualità» 566<br />

Sotto questo riguardo, la dinamica che sovrintende alla distinzione fra io puro ed<br />

io personale, inteso come «io che si costituisce come un’unità derivante dalla<br />

comprensione» 567 , si delinea in senso analogo a quanto affermato circa la<br />

necessità che la cogitatio divenga datità assoluta sotto lo sguardo puro del<br />

pensiero: di fronte ai diversi “vissuti percettivi” 568 , determinati dai modi sia attivi<br />

che passivi di comportamento che l’io personale adotta nei confronti del mondo<br />

che lo circonda, l’io puro rimane sempre identico a se stesso, «entra ed esce di<br />

scena e tuttavia né si crea né si distrugge» 569 , in una parola: non diviene. La<br />

sehend kann ich herausstellen, was in einem Sehen eigentlich vorliegt, ich muß ein sehendes<br />

Explizieren des Eigenwesens solchen Sehens vollziehen]».<br />

563 Cfr. M. Henry, Fenomenologia materiale, cit., p. 115.<br />

564 E. Husserl, Phänomenologie und Erkenntnistheorie, in Id., Aufsätze und Vorträge (1911-<br />

1921), in Husserliana, Bd. XXV, hrsg. v. T. Nenon und H. R. Sepp, Martinus Nijhoff, Den Haag<br />

– Dordrecht – Boston – Lancaster 1987, pp. 125-266, qui p. 188; trad. it. di P. Volontè,<br />

Fenomenologia e teoria della conoscenza, Bompiani, Milano 2000, p. 231.<br />

565 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 248; trad. it. p. 249: «La riflessione può essere una progressiva e continua<br />

unità di riflessioni; attraverso la riflessione io passo, da un cogito ormai già colto come oggetto a<br />

un altro e poi ancora a un altro; mentre faccio questo, per essenza si identifica quell’io che è il<br />

soggetto di ogni cogito; le multiformi azioni e passioni dell’io si danno originariamente come<br />

azioni e passioni di un unico identico io, correlativamente, il multiforme possesso, ciò che<br />

provoca affezioni, che è già dato all’io nella sfera immanente o nella sfera trascendente si dà<br />

come possesso dello stesso io. Tutte queste descrizioni valgono anche per l’io puro».<br />

566 Ivi, p. 326; trad. it. p. 320.<br />

567 Ivi, p. 326; trad. it. p. 320.<br />

568 Cfr. E. Husserl, Die Idee der Phänomenologie, cit., p. 20; trad. it. p. 59: «La percezione è<br />

mero vissuto del soggetto che sono io».<br />

569 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 248; trad. it. p. 249. Cfr. sul punto E. Marbach, Das Problem des Ich in der<br />

Phänomenologie Husserls, cit., pp. 211-217, per il quale, in senso generale, la temporalità<br />

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