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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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della validità dell’interpretazione che, di fronte alla dicotomia res cogitans/res<br />

extensa, è proclive ad assegnare alla seconda il ruolo di “fondaco” della prima,<br />

parrebbe tuttavia tradire non soltanto la lettera stessa del dettato proustiano, ma<br />

pure l’aporia che lo attraversa e ne impone la delucidazione. Sebbene infatti si<br />

possa osservare una linea di ideale continuità fra il pensiero cartesiano e quello<br />

proustiano, dal momento che al pari dell’autore del Discours, quello della<br />

Recherche si mostra propenso a svolgere un’analisi delle leggi generali della<br />

psicologia, attraverso osservazioni induttive e di carattere generale, e al<br />

contempo si procura di determinare un principio intuizionistico di tipo sì<br />

riflessivo, ma non del tutto intellettuale, non essendo direttamente inerente ad<br />

essenze logiche, ma ad essenze emotive, nelle quali il tempo è abolito e ritrovato<br />

insieme, si dovrà parimenti constatare come in Proust l’esistenza del mondo<br />

esteriore – della res extensa – e quella del mondo interiore – della res cogitans –<br />

siano relative, perché mai interamente compenetrate nelle loro reciproche<br />

relazioni 710 . Non v’è, cioè, unità fra mondo interno e mondo esterno, ma<br />

frammentazione, come pure dimostra la descrizione degli stati di particolare<br />

euforia che tengono dietro alle impressioni destate dalla memoria involontaria:<br />

«essi appaiono come il passaggio brusco a una forma di vita non discorsiva,<br />

lacerazione della coscienza pratica, volontaria e razionale che, senza l’aiuto di<br />

immaginazioni religiose, si perde al di là di ogni conoscenza» 711 . Di codesta<br />

irreversibile inopia è contornata l’intera esperienza offerta dal sorgere della<br />

memoria involontaria, che sola consente di formarsi un giudizio sulla vita<br />

prescindendo da quelle immagini che di essa, non serbando alcunché di<br />

autentico, presentano soltanto un profilo sbiadito ed incerto. Fra il ricordo che<br />

torna repentinamente alla mente e il nostro stato attuale – afferma Proust - «c’è<br />

una tale distanza che basterebbe, anche in assenza d’una originalità specifica, a<br />

renderli incomparabili fra loro» 712 . Non è il presente a dare vita al ricordo, ma,<br />

anzi, questo si adempie unicamente ove si ponga nella lontananza da ogni<br />

contemporaneità, in una dimensione di puro trapasso 713 . «Solo un momento del<br />

710 Cfr. Mau. Muller, De Descartes à Marcel Proust. Essais sur la théorie des essences, le<br />

positivisme et les méthodes dialectique et réflexive, Éditions de la Baconnière, Neuchatel 1943,<br />

pp. 156-159 passim; M. Carbone, Proust ai confini della fenomenologia, in «Studi di estetica»,<br />

24, 2001, pp. 47-60, in part. pp. 55-57.<br />

711 M. Blanchot, L’Expérience de Proust, in Id., Faux pas, Gallimard, Paris 1943; trad. it. di E.<br />

Klersy Imberciadori, L’esperienza di Proust, in Passi falsi, Garzanti, Milano 1976, pp. 51-56, qui<br />

p. 53.<br />

712 M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 449; trad. it. p. 547.<br />

713 Ivi, p. 449; trad. it. p. 547: «Se il ricordo, grazie all’oblio, non ha potuto contrarre nessun<br />

legame, gettare nessuna catena fra sé e l’istante presente, se è rimasto al suo posto, alla sua data,<br />

se ha mantenuto le sue distanze, il suo isolamento nella profondità d’una valle o in cima ad una<br />

vetta, ci fa respirare di colpo un’aria nuova per la precisa ragione che è un’aria respirata in altri<br />

tempi, quell’aria più pura che i poeti hanno cercato invano di far regnare nel paradiso e che non<br />

potrebbe dare la sensazione profonda di rinnovamento che ci dà se non fosse già stata respirata,<br />

giacché i veri paradisi sono i paradisi che abbiamo perduti». G. Goebel ricorda, in relazione a<br />

questa pagina, altra, nella quale Proust ebbe propriamente a scrivere: «Si sogna molto il paradiso<br />

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