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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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a se stesso» 256 . D’altra parte, tende a precisare Husserl, il tempo che si<br />

temporalizza nella sua identità a sé esprime il modo in cui «l’io puro (…) viene<br />

autenticamente afferrato nel cogito corrispondente», atto, questo, che non<br />

implica un differenziarsi dell’io stesso, ma un modificarsi del «vissuto<br />

[Erlebnis]» 257 . A differenziarsi, cioè, in seno all’io è il modo in cui esso si dà, il<br />

quale può essere sia oggettuale sia non-oggettuale, non già l’io puro stesso 258 .<br />

L’io fungente, anonimo è insieme tema del proprio stesso fungere, ma entrambi<br />

devono essere ricondotti, per il filosofo moravo, entro la dimensione della<br />

identità a sé dell’io 259 . Questi rimane stabile pur nel variare della posizione<br />

assunta dallo sguardo percettivo della «riflessione» 260 , la quale – sostiene<br />

Husserl – «ha questa importante proprietà: che quanto viene in essa<br />

percettivamente afferrato si caratterizza per principio come qualcosa che non<br />

soltanto è e perdura nello sguardo percipiente, ma esisteva già prima che questo<br />

sguardo prestasse ad esso attenzione» 261 . Quest’ultima osservazione non<br />

parrebbe, però, segnare unicamente l’esplicitazione di una coincidenza essenziale<br />

tra la riflessione ed il tempo, giustificabile dal fatto che essa scoprirebbe la<br />

256<br />

E. Paci, Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Laterza, Bari 1961, p. 83.<br />

257<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 102; trad. it. p. 107.<br />

258<br />

G. Brand cita a tal proposito il Ms A V 5, alle pp. 3-4 del quale si afferma: «Nella comparsa<br />

dell’io fungente, nell’imporsi di ogni riflessione, l’io irriflesso e l’io che è tematicamente oggetto<br />

della riflessione coincidono. — La tematizzazione costituisce un’evoluzione; l’io di prima, nelle<br />

sue funzioni, nelle sue attività e nelle modificazioni temporali di esse, viene mutato nel suo<br />

modo. Ma io, io che adesso fungo, sono presso questo stesso io, coincido con esso, sono lo<br />

stesso. Ma io sono fungente soltanto come io riflettente negli atti riflessivi, mentre gli atti<br />

precedenti e l’io precedente sono “oggettualità” che diventano coscienti, oggetto verso cui è<br />

diretto il mio fungere» (Id., Welt, Ich und Zeit. Nach unveröffentlichen Manuskripten Edmund<br />

Husserls, Martinus Nijhoff, Den Hague 1955; trad. it. di E. Filippini, Io, Mondo e Tempo nei<br />

manoscritti inediti di Husserl, Bompiani, Milano 1960, pp. 133-134).<br />

259<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Erstes Buch, cit., p. 160; trad. it. p. 201: «L’”essere diretto su”, l’”essere occupato con”, il<br />

“prendere posizione su”, il “fare esperienza di”, il “soffrire per”, implicano necessariamente<br />

nella loro essenza questo carattere: di essere appunto un raggio che emana “dall’io” o, nella<br />

direzione inversa, che si dirige “verso l’io”: e questi io è l’io puro, nei cui riguardi non può aver<br />

luogo alcuna riduzione». Come scrive E. Paci: «L’io fungente si rivela nelle forme del proprio<br />

stesso fungere, e può farlo in quanto vive nella modalità della presenza, nelle estatizzazioni<br />

dell’unico io originario e riflettente che si scopre, proprio nelle modalità della presenza che<br />

costituiscono le strutture di fondo della Lebenswelt, come costitutivo dell’ontologia della<br />

Lebenswelt, delle ontologie di tutte le scienze» (Id., La psicologia fenomenologica e il problema<br />

della relazione tra inconscio e mondo esterno, in «aut-aut», 64, 1961, pp. 314-334, qui p. 324).<br />

260<br />

Cfr. ivi, p. 149; trad. it. p. 189: «Il compito della fenomenologia è di indagare<br />

sistematicamente tutte le modificazioni del vissuto comprese sotto il titolo di riflessione, in<br />

connessione con tutte quelle modificazioni con le quali esse intrattengono una relazione eidetica<br />

e che esse presuppongono». Ma, per una ulteriore delucidazione circa la nozione di “riflessione”,<br />

si veda altresì il contenuto del § 77 del I Libro delle Ideen, pp. 144-147; trad. it. pp. 184-187.<br />

261<br />

Ivi, p. 83; trad. it. p. 109.<br />

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