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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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modi di una memoria identificante in senso stretto 1019 . Scrive espressamente<br />

Proust: «la parte migliore della nostra memoria è fuori di noi, in un soffio<br />

piovoso, nell’odore di chiuso d’una stanza o nell’odore d’una prima fiammata,<br />

ovunque ritroviamo quanto di noi stessi la nostra intelligenza, incapace di<br />

servirsene, aveva disprezzato, l’estrema riserva del passato, la migliore (…)» 1020 ,<br />

rendendo ancor più manifesto come non si possa parlare antropologicamente di<br />

una separazione tra mondo esterno e mondo interno, dacché la memoria trapassa<br />

nell’uno come nell’altro senza che vi siano limiti precisi 1021 . Nel perpetuo mutare<br />

delle scene del romanzo proustiano, le impressioni suscitate sono quelle che<br />

combaciano con uno spaesamento conseguente all’impossibilità di stabilire una<br />

scena dai contorni ben definiti, entro la quale fissare una immagine compiuta<br />

nell’unità d’una durata temporale 1022 . Il continuo volgere il proprio sguardo<br />

all’indirizzo ora di questa ora di quella circostanza, mantenendo la<br />

consapevolezza che «la permanence et la durée ne sont promises à rien, pas<br />

même à la douleur» 1023 , non parrebbe, tuttavia, rappresentare una possibile<br />

verifica degli esiti d’una ricerca di eventuali vissuti originari, indirizzata<br />

fenomenologicamente ed ispirata da un tanto vago quanto incerto desiderio di<br />

eternità 1024 , bensì una “traduzione” di codesta ricerca entro un contesto nel quale<br />

la libertà del fenomeno è una libertà dal temporale, ovvero è una libertà tanto<br />

dalla presenza quanto dalla non-presenza 1025 . Nella sua funzione di “traduzione”<br />

l’esperienza poetica proustiana rappresenta il tentativo non già di neutralizzare la<br />

differenza che la separa dall’evento fenomenologicamente inteso, ma di farvi<br />

costantemente allusione, dissimulandolo, rivelandolo, sovente accentuandolo,<br />

fino al punto di essere «la vita stessa di questa differenza» 1026 . Si ha di ciò<br />

1019 Cfr. R. Bartsch, Memory and Understanding. Concept formation in Proust’s À la recherche<br />

du temps perdu, John Benjamins Publishing Company, Amsterdam-Philadelphia 2005, in part.<br />

pp. 96-105.<br />

1020 M. Proust, À l'ombre des jeunes filles en fleurs, cit., p. 4; trad. it. p. 778.<br />

1021 L. Binswanger, Grundformen und Erkenntnis menschlichen Daseins, Max Niehans Verlag,<br />

Zürich 1953, p. 474.<br />

1022 Come ha osservato L. El-Hajji-Lahrimi, Sémiotique de la perception dans À la recherche du<br />

temps perdu de Marcel Proust, L’Harmattan, Paris 1999, in part. pp. 151-152, se è vero che in E.<br />

Husserl, «il principio della chiusura del ricordo [Das Prinzip der Geschlossenheit der<br />

Erinnerung] (…) riposa sull’unità di una durata temporale. » (Id., Erfahrung und Urteil, cit., p.<br />

185; trad. it. p. 145), è altrettanto vero che Proust, nel suo romanzo, definisca un processo di<br />

negazione per il quale il presente qui-e-ora, trasformandosi incessantemente in un già stato, fa<br />

sorgere un orizzonte sempre in se stesso molteplice, mentre il senso non diviene che la sintesi di<br />

un anteriore, di un attuale e di un ulteriore.<br />

1023 M. Proust, À l'ombre des jeunes filles en fleurs, cit., p. 620; trad. it. p. 763.<br />

1024 Cfr. R. Bernet, L’encadrement du souvenir chez Husserl, Proust et Barthes, in «Études<br />

Phénoménologiques», 13-14, 1991, pp. 59-83, in part. pp. 60-76.<br />

1025 Cfr. M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 469; trad. it. p. 571: «Il dovere e il compito d’uno<br />

scrittore sono quelli di un traduttore».<br />

1026 M. Blanchot, Reprises, in «Nouvelle Revue Française», 93, 1960; trad. it. di R. Prezzo, Sulla<br />

traduzione, in «aut-aut», 189-190, 1982, pp. 98-101, qui p. 99; analogamente dettatte dalla lettura<br />

del fondamentale saggio di W. Benjamin, Die Aufgabe des Übersetzers (1921), le osservazioni<br />

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