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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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Per Husserl, l'oltrepassamento del metodo statico, e dunque di una<br />

concezione dell'Io quale «soggetto identico della funzione in tutti gli atti di uno<br />

stesso flusso di coscienza» 128 , si esplica in una prospettiva che assume come suo<br />

proprio oggetto sì questo medesimo Io, ma coinvolto all'interno di un flusso<br />

temporale, nel quale perviene a manifestazione che «il concreto io monadico<br />

comprende l'intero vivere potenziale ed attuale della coscienza» 129 . Ne discende<br />

che l'individualità monadica è chiamata a ridestare in sé ciò che altrimenti si<br />

attesterebbe entro uno sfondo di continuità monotona, come se si fosse immersi,<br />

afferma Husserl, in «una infinita vita senza sonno [ein unendliches Leben ohne<br />

Schlaf]» 130 . Il richiamo alla condizione di un perpetuo insonne ferma in breccia,<br />

con icastica concisione, l'ipotesi di un flusso concreto della coscienza che non<br />

fosse mai interrotto da alcun discreto. In un simile caso, tuttavia, – osserva<br />

Husserl – ci troveremmo a fronteggiare una situazione propria di una esistenza<br />

del tutto statica, nella quale non sarebbe possibile partecipare di quelle<br />

«donazioni» (Gebungen) che nel loro entrare in gioco in modo non uniforme<br />

fanno sì che possa aver luogo il nostro risveglio alla vita 131 . Nella Beilage XXIV<br />

che accompagna il testo delle lezioni sulla sintesi passiva, Husserl definisce il<br />

risveglio un «raggio dello sguardo» (Blickstrahl) 132 , che dovrebbe caratterizzare<br />

ogni processo della nostra coscienza. La semantica concettuale che si sviluppa<br />

attorno alla nozione di «risveglio» è, nondimeno, assai meno univoca di quanto<br />

potrebbe sembrare dal contenuto del citato passo. Al § 26 del II Libro delle<br />

Ideen, definendo la distanza che separa «coscienza desta e coscienza assompita<br />

[dumpftes]», Husserl precisa che:<br />

«la nostra "coscienza desta" può venir interrotta per certi tratti, può trasformarsi in una coscienza<br />

assopita, opaca, eliminando la differenza tra il campo attuale dello sguardo e lo sfondo oscuro.<br />

Risvegliandoci da sonno profondo, noi possiamo cogliere ciò che è appena passato nella sua<br />

opacità, nel suo abbandono dell'io, nell'abbandono di quell'io che è attivo, che afferra, che pensa,<br />

e che, essendo desto, patisce, ecc.» 133 .<br />

vuole raggiungere come invariante, tutte le concatenazioni facto-storiche sono variabili a<br />

piacimento» (Id., Introduction à l'Origine de la Géometrie de Husserl, Puf, Paris 1962; trad. it. di<br />

C. Di Martino, Introduzione a Husserl "L'origine della geometria", Jaca Book, Milano 1987, p.<br />

152).<br />

128<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch: Phänomenologische Untersuchungen zur Konstitution, in Husserliana, Bd. IV,<br />

hrsg. v. W. Biemel, Martinus Nijhoff, Den Haag 1952, p. 105; trad. it. di E. Filippini, Idee per<br />

una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Libro II. Ricerche sopra la<br />

costituzione, Einaudi, Torino 2002, p. 110.<br />

129<br />

E. Husserl, Cartesianische Meditationen, cit., p. 102; trad. it. p. 94.<br />

130<br />

E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 425.<br />

131<br />

Cfr. Ivi, p. 425.<br />

132<br />

Ivi, p. 426.<br />

133<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 107; trad. it. p. 112.<br />

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