PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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differenze sui diversi modi di datità o, più esattamente, sui diversi correlati<br />
noematici dei loro modi di datità. Se infatti si tiene fermo che tutti gli atti<br />
percettivi sono diretti verso l’oggetto in modo intuizionale 792 , sarà parimenti da<br />
osservare la differenza che corre fra la percezione, in quanto «modo primitivo<br />
della donazione della “cosa stessa” [Urmodus der Selbstgebung]» 793 , e, ad<br />
esempio, il ricordo, che è, nella sua essenza, frutto d’una «“modificazione” della<br />
percezione» 794 . Sin dalle lezioni del 1907, Husserl a questo riguardo aveva<br />
osservato che: «Nella sfera dell’evidenza pura (ovvero della pura intuizione o<br />
della pura datità) troviamo che generalmente la relazione all’oggetto costituisce<br />
un carattere essenziale della percezione» 795 . Fondata sull’atto intenzionale, la<br />
percezione implica che il percepito si mostri nella sua «presenza viva<br />
[Leibhaftigkeit]», cui la «credenza [Glaubhaftigkeit]» può aggiungersi o<br />
mancare, senza però che l’oggetto si debba necessariamente manifestare nella<br />
sua effettiva realtà 796 . Nella percezione un oggetto si “costituisce” nella propria<br />
identità a sé, la quale a sua volta – nota ancora Husserl – suppone una pluralità di<br />
“modi di apparire” 797 .<br />
Ma affinché codesti assunti giungano ad un maggior chiarimento, sarà<br />
utile inizialmente ricordare che il dettato della Prima delle Logische<br />
Untersuchungen, affermando che: «la rappresentazione percettiva si realizza per<br />
il fatto che il complesso vissuto di sensazioni è animato da un certo carattere<br />
d’atto, da un certo apprendere o intendere; e proprio per questo ciò che si<br />
manifesta è l’oggetto percepito, e non il complesso di sensazioni e l’atto nel<br />
quale si costituisce l’oggetto percepito come tale» 798 , aveva mostrato come<br />
Husserl, tra il 1900 e il 1901, non procedesse oltre una definizione della<br />
relazione percipiente-percepito tesa a specificare, in riferimento al soggetto,<br />
modo di datità, che variano da una specie di intuizione all’altra e da una specie di<br />
rappresentazione all’altra» (Ivi, pp. 208-209; trad. it. p. 255).<br />
792 Cfr. E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, cit., § 3, pp. 10-12; trad. it. pp. 17-19.<br />
793 E. Husserl, Formale und transzendentale Logik, cit., p. 141; trad. it. p. 196.<br />
794 E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, p. 209; trad. it. p. 256.<br />
795 E. Husserl, Ding und Raum, cit., p. 14.<br />
796 Cfr. ivi, § 5, pp. 15-16. Per V. Costa, «la presenza in originale non dice nulla circa la reale<br />
esistenza dell’oggetto. Il carattere dell’esistenza viene infatti aggiunto attraverso la credenza, e<br />
questa può eventualmente anche mancare nella percezione senza che questa cessi di essere tale.<br />
La credenza, in quanto modalità intenzionale, può trasformarsi in dubbio o addirittura rivelarsi<br />
interamente inattendibile senza che la situazione fenomenologica muti dal punto di vista di ciò<br />
che si manifesta. Ciò che muta è soltanto il modo della presa di posizione che può essere<br />
modalizzata senza che sia modificato il carattere che contraddistingue la percezione, cioè la<br />
presenza in carne ed ossa» (Id., L’estetica trascendentale fenomenologica, cit., pp. 60-61).<br />
797 E. Husserl, , Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., pp. 361-362; trad. it. pp.<br />
348-349.<br />
798 E. Husserl, Logische Untersuchungen, Zweiter Band: Untersuchungen zur Phänomenologie<br />
und Theorie der der Erkenntnis. Erster Teil, cit., p. 80; trad. it. p. 342.<br />
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