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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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[Vorgegebene] passive di ciascun atto attualmente compiuto e il campo totale predonato di tutti<br />

gli atti legati in una simultanea attualità – viene così a costituirsi una unità e, nella vita fluente,<br />

una unità che attraversa tutta questa vita e tutta la vita temporale, l'unità del mondo<br />

continuamente predonato» 147 .<br />

Il passo permette di comprendere come in Husserl sembra affermarsi l'idea che<br />

nel nostro «presente vivente», l'attività propria del soggetto si cristallizzi nella<br />

forma di una «coscienza vivente [Bewußtseinsleben]» 148 , la quale si<br />

contraddistingue mediante una facoltà che non è «un vuoto potere, bensì una<br />

potenzialità positiva che, volta per volta, si attualizza» 149 , aderendo, attraverso<br />

l'associazione 150 , ad un grado secondario della sensibilità; la «coscienza<br />

vivente», tuttavia, non parrebbe riuscire ad avere presa sulla «sensibilità<br />

originaria [Ursinnlichkeit]», la quale, non essendo prodotta da tendenze<br />

psichiche, può dirsi soltanto che sta dinanzi a noi 151 . Più esattamente, quanto<br />

Husserl tende a distinguere come «sensibilità originaria» è ciò che è costituito<br />

dai dati sensibili che si ritrovano nell'unità che precede e segue ogni<br />

appercezione 152 . Tale dimensione viene a manifestarsi ogniqualvolta si realizzi<br />

compiutamente un atto di volontà; è allora, infatti, che quest'ultimo «trapassa in<br />

passività, sia pure in una passività che (...) rimanda all'attuazione<br />

originariamente spontanea e articolata» 153 . Il permanere della «sensibilità<br />

originaria» rispetto ad ogni volgimento attivo permette il continuo rinnovarsi<br />

147<br />

Ivi, pp. 195-197 passim.<br />

148<br />

H.-G. Gadamer, Wahrheit und Methode. Grundzüge einer philosophischen Hermeneutik, J. C.<br />

B. Mohr, Tübingen 1960; trad. it. di G. Vattimo, Verità e metodo, Bompiani, Milano 2004, ha<br />

con efficacia osservato che «(...) il termine husserliano "vita della coscienza" (Bewußtseinsleben),<br />

verosimilmente ripreso da Natorp, testimonia della tendenza (...) a studiare non solo singoli<br />

Erlebnisse della coscienza, ma le intenzionalità nascoste, anonime, implicite della coscienza,<br />

cercando attraverso questa via di rendere comprensibile l'insieme di ogni validità obiettiva»; di<br />

ciò sarebbe rivelativo il fatto che, perlappunto, Husserl parli sempre meno di coscienza e di<br />

soggettività, e sempre più spesso di Leben, di vita: «egli vuole risalire, di là dall'attualità della<br />

coscienza intenzionante, e anche di là dalla potenzialità dell'intenzionare comune, all'universalità<br />

di un fungere che è il solo in grado di misurare l'universalità di ciò che ne è oggetto, di ciò che ne<br />

è costituito nella sua validità» (Ivi, p. 292).<br />

149<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., p. 255; trad. it. p. 255.<br />

150<br />

Cfr. E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 337, n. 1; trad. it. p. 104:<br />

«Fondamentale per la teoria della coscienza è la ricerca universale delle relazioni della coscienza,<br />

che intenziona oltre se stessa (oltre ciò che è propriamente suo), che qui si chiama appercezione,<br />

con l'associazione»; ma cfr. altresì ivi, pp. 118-119; trad. it. pp. 170-171. Per una considerazione<br />

storico-critica del legame concettuale fra appercezione e associazione, si veda E. Holenstein,<br />

Phänomenologie der Assoziation. Zu Struktur und Funktion eines Grundprinzips der passiven<br />

Genesis bei E. Husserl (Phaenomenologica 44), Martinus Nijhoff, Den Haag 1972, in part. pp.<br />

132-166.<br />

151<br />

E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />

Zweites Buch, cit., pp. 334-335; trad. it. pp. 326-327.<br />

152<br />

Ivi, p. 334; trad. it. p. 327.<br />

153 Ivi, p. 12; trad. it. p. 16.<br />

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