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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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temporalità umana, ovvero una costituzione di questa attraverso la prima, dal<br />

momento che fenomeni come quelli della nascita e della morte indicano una<br />

sfera che non può essere esaustivamente presa in esame da una analisi regressiva,<br />

la quale si rivolge ad una vita costitutiva del mondo che è già sempre in divenire,<br />

entrambe le alternative risulterebbero inadeguate. I fenomeni della nascita e della<br />

morte «non si presentano affatto in quanto dati nell’esperienza trascendentale o<br />

in quanto impliciti nel correlativo possesso del mondo, che va liberato attraverso<br />

un domandare a ritroso» 1283 . Essi quindi, nella prospettiva delineata da Fink,<br />

sembrano richiedere una “costruzione” trascendentale, la quale, a sua volta,<br />

implica una trasformazione dell’analisi genetica. Questa, prendendo le mosse da<br />

una astrazione dal «tempo trascendentale che si trova già nel corso della autotemporalizzazione<br />

come orizzonte universale, nel quale tutti i processi e le<br />

genesi sorgono e terminano» 1284 , dovrebbe approdare alla definizione di una<br />

soggettività precedente, nell’attualità, il proprio tema, il quale, invece, non è<br />

dato, poiché gli insiemi trascendentali d’essere cui tale soggettività si riferisce<br />

eccedono in linea di principio ogni datità attuale e possibile 1285 . Quanto Fink<br />

afferma in queste pagine parrebbe conciliarsi – lo si è osservato fin dal primo<br />

capitolo di questo studio – con quel movimento di continuo autosuperamento che<br />

nella meditazione husserliana connoterebbe l’esperienza intenzionale. Questa<br />

infatti nella sua qualità fungente sarebbe da riguardare come progetto implicito<br />

d’ogni esperienza propriamente tematizzante 1286 ; progetto cui si<br />

accompagnerebbe un «lato egologico anonimo» quale implicazione di ciò che dà<br />

senso al dato colto direttamente 1287 . Sotto questo riguardo, alla considerazione<br />

1283 G. van Kerckhoven, Mondanizzazione e individuazione, cit., p. 364.<br />

1284 E. Fink, VI. Cartesianische Meditation, Teil 1, cit., p. 70.<br />

1285 Cfr. G. van Kerckhoven, Mondanizzazione e individuazione, cit., p. 366. Come ha<br />

efficacemente chiarito R. Bruzina, ciò di cui è questione in queste pagine di Fink è «la genesi<br />

dell’accadere dell’orizzontalità temporale come tale, in virtù della quale tutti gli enti si<br />

manifestano temporalmente, cioè appaiono». Ne cosegue che, per Fink, la nozione di<br />

“costruzione” è equivalente a quella di “ontificazione”, intesa come la procedura attraverso la<br />

quale, in una riflessione rivolta alla costituzione trascendentale in un regime di riduzione, la<br />

“fonte” originaria è data ad una intuizione determinante nella forma di una forza attiva all’interno<br />

degli orizzonti di costituzione dell’ente. «Ma ciò che occorre tenere a mente è che questa<br />

autentica ontificazione è metodologicamente inevitabile non semplicemente a causa di un<br />

qualche difetto che risiede nella capacità cognitiva dell’uomo, ma a causa del fatto che la fonte<br />

fondamentalmente originaria non ha un ruolo distinto rispetto allo stesso processo<br />

fondamentalmente originario» della datità intuizionale (Id., Edmund Husserl & Eugen Fink.<br />

Beginnings and Ends in Phenomenology 1928-1938, Yale University Press, New Haven-London<br />

2004, in part. pp. 408-414, qui p. 410).<br />

1286 E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., p. 47:<br />

«Nel modo della originarietà [Ursprunglichkeit] sorgono i raggi dall’Io in un succedersi<br />

processuale, con un particolare punto di insorgenza, dacché il primo raggio che sorge in modo<br />

originario balza in avanti con il carattere dell’inizio e con un pre-orizzonte che preannunzia<br />

quanto ancora deve essere attuato (…)».<br />

1287 Ivi, p. 238: «Quando passiamo da un campo di percezione di cose immodificabilmente<br />

persistenti ad uno di oggetti che si modificano (…) abbiamo l’ontico, vale a dire il dato<br />

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