PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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la quale, benché sopravviva e si mantenga costante all’”esplodere” del noema,<br />
per altri versi tende a mutare 775 . La ragione di codesta puntualizzazione risiede<br />
nella occorrenza che vuole il soggetto percipiente dapprima esprimere un<br />
giudizio circa l’oggetto che gli si presenta e quindi, meglio osservatolo, trarne un<br />
altro, nonostante si tratti pur sempre del medesimo oggetto 776 :<br />
«Per principio, una cosa reale della natura, un essere dotato di un tale senso, può manifestarsi in<br />
una manifestazione conchiusa solo “inadeguatamente”. Da questo principio deriva per essenza<br />
che nessuna posizione razionale alla cui base sta una manifestazione offerente di carattere così<br />
inadeguato può essere “definitiva”, “insuperbile”; che nessuna posizione razionale, presa<br />
isolatamente, equivale alla posizione simpliciter. “La cosa è reale”, ma soltanto alla posizione:<br />
“ciò è reale” – ammesso che il corso successivo dell’esperienza non faccia emergere “più potenti<br />
motivi razionali” che mostrano, nel più ampio contesto, la necessità di “cancellare” la posizione<br />
originaria» 777 .<br />
Come pure si è osservato nel precedente capitolo, per Husserl, nel percepire un<br />
oggetto nella durata si compie un atto percettivo, il cui significato noematico<br />
definisce quell’oggetto a partire da una certa prospettiva spaziale, che consente<br />
di determinare un suo lato come prossimo e gli altri come nascosti, secondo un<br />
principio di prossimità che si esplica in una «intuizione originalmente offerente»,<br />
che presenta l’oggetto «“in carne e ossa”» alla coscienza 778 . In tale evenienza – si<br />
osserva ancora nel § 136 del I Libro delle Ideen - «troviamo il carattere delle<br />
presenza in carne ed ossa (come pienezza originaria) fuso con il puro senso» 779 .<br />
Più esattamente, Husserl puntualizza che le componenti del senso noematico<br />
dell’atto percettivo, concernenti il lato immediatamente visibile dell’oggetto,<br />
fanno esperire quest’ultimo in modo evidente, in virtù del fatto ch’esso si dà in<br />
una fase assolutamente originaria del concreto vissuto 780 . Nelle Zeitvorlesungen,<br />
775<br />
Ivi, p. 287; trad. it. p. 344: «Si devono chiarire le possibilità inverse, i casi delle fusioni o delle<br />
sintesi politetiche della non-concordanza, della “diversa determinazione” della X sempre data<br />
alla coscienza come la medesima – determinata diversamente da come la indicava l’originario<br />
conferimento di senso».<br />
776<br />
Come ha osservato I. Miller, potrà dirsi che ciò che caratterizza un atto di cattiva percezione è<br />
precisamente il fatto che un oggetto è determinato da un senso (Sinn) noematico dell’atto<br />
percettivo che manca di soddisfare alcuni dei suoi contenuti attributivi. (Id., Husserl, Perception,<br />
and Temporal Awareness, MIT Press, Cambridge (Mass.)-London 1984, p. 65).<br />
777<br />
E. Husserl, Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie.<br />
Erstes Buch, pp. 286-287; trad. it. p. 343.<br />
778<br />
Ivi, p. 283; trad. it. p. 339.<br />
779<br />
Ivi, p. 283; trad. it. p. 339.<br />
780<br />
Ivi, pp. 149-150; trad. it. p. 190: «Le percezioni di cose sono vissuti originari in relazione a<br />
tutti i ricordi (…). Sono tanto originarie quanto possono esserlo in generale i vissuti concreti.<br />
Poiché, a ben vedere, nella loro concrezione hanno soltanto una fase assolutamente originaria, e<br />
anch’essa costantemente fluente: il momento dell’adesso vivente». Ovviamente – è stato<br />
opportunamente rilevato – Husserl non vuol qui dire che la percezione avviene nell’”adesso” e la<br />
memoria no, ma, piuttosto, che l’oggetto della percezione è esperito in ragione di un più diretto<br />
cointendimeno con il nostro organismo, laddove con la memoria ciò non potrebbe essere (I.<br />
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