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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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unitariamente coglibili nella reminiscenza come un tutto unico 733 . Sulle stesse<br />

idee generali non si deve approntare alcuna teoria che cerchi d’inferirne l’origine<br />

attraverso un’analisi del tratto di pensiero che è stato necessario percorrere per<br />

pervenire al loro riconoscimento 734 ; al contrario è necessario cimentarsi nel<br />

tentativo di «far passare un’impressione attraverso tutti gli stati successivi che<br />

condurrano alla sua fissazione, all’espressione» 735 . Sotto questo profilo è dunque<br />

corretto quanto appunta Merleau-Ponty quando ritiene che una matrice platonica<br />

sarebbe sì presente nel romanzo proustiano, ma solo se con essa si voglia dare<br />

espressione integrale al mondo percepito o vissuto:<br />

«Per questa stessa ragione il lavoro dello scrittore resta lavoro di linguaggio piuttosto che di<br />

“pensiero”: si tratta di produrre un sistema di segni che, in virtù della sua interna strutturazione,<br />

restituisca il paesaggio d’una esperienza, occorre che i rilievi, le linee di forza di questo<br />

paesaggio inducano una sintassi profonda, un modo di composizione e di narrazione che disfano<br />

e rifanno il mondo ed il linguaggio usuali» 736 .<br />

Ne deriva un diallelo, per il quale il parlare o lo scrivere diventano sì capaci di<br />

tradurre un’esperienza, ma questa diventa testo soltanto in virtù della parola che<br />

essa suscita 737 . Affinché un libro sia capace di trattenere un’impressione è quindi<br />

733 Opportunamente G. Deleuze fa osservare che allorquando Proust cerca dei precursori volge<br />

l’attenzione a Baudelaire, quantunque gli rimproveri – lo si è già detto – un uso troppo<br />

“volontario” della reminiscenza, e a Chateaubriand, di cui ricorderà ne Le Temps retrouvé (p.<br />

498; trad. it. p. 606), un passo delle Mémoires d’Outre-Tombe (Libro VI, Cap. 5), in ragione del<br />

fatto che l’odore dell’eliotropio vi fosse ricordato non perché portato «da una brezza della patria,<br />

ma da un vento selvaggio di Terranova, senza rapporto con la pianta esiliata, senza simpatia di<br />

reminiscenza e di voluttà». Ne discenderebbe, per Deleuze, che ad essere richiamata non è affatto<br />

una reminiscenza di tipo platonico, «proprio perché non c’è simpatia come riunione in un tutto,<br />

ma un messaggero che di per sé è una parte eteroclita che non si unisce né al suo messaggio né a<br />

colui cui viene inviato. In Proust è sempre così, ed è questa la sua concezione assolutamente<br />

nuova o moderna della reminiscenza: una catena associativa eteroclita è unificata solo da un<br />

punto di vista creatore, che nell’insieme ha di per sé il ruolo di parte eteroclita. Tale<br />

procedimento garantisce la purezza dell’incontro o del caso, e reprime l’intelligenza,<br />

impedendole di pensare» (Id., Marcel Proust e i segni, cit., p. 105). Si vedano inoltre le analoghe<br />

considerazioni di A. De Lattre, La doctrine de la réalité chez Proust, cit., pp. 164-166.<br />

734 Cfr. M. Proust, Le Temps retrouvé, cit., p. 461; trad. it. p. 461; trad. it. p. 561: «Un’opera in<br />

cui vi siano delle teorie è come un oggetto cui non si sia tolto il cartellino del prezzo. E<br />

quest’ultimo, ancora, non fa che indicare un valore che il ragionamento logico in letteratura,<br />

invece, diminuisce».<br />

735 Ivi, p. 461; trad. it. p. 562.<br />

736 M. Merleau-Ponty, Linguaggio, Storia, Natura, cit., p. 43.<br />

737 Ivi, p. 43. Cfr. altresì R. Barthes, Écrire: verbe intransitif?, in Id., Le bruissement de la<br />

langue. Essais critiques IV, cit.; trad. it. di B. Bellotto, Scrivere: verbo intransitivo?, in Il brusio<br />

della lingua. Saggi critici IV, cit., pp. 13-22. Ad una interpretazione adesiva rispetto alle<br />

riflessioni di Barthes e della generazione post-strutturalista sulla nozione di Testo ricorre, con<br />

riferimento a Proust, V. Descombes in Proust, cit., in part. pp. 240-241, il quale, segnatamente,<br />

afferma: «Il testo viene prima, l’esperienza secondariamente. [L’esperienza letteraria] è da<br />

concepire come ciò che è presente o si dona allo spirito quando si decide a donarsi alla scrittura<br />

letteraria, vale a dire a scrivere “per niente”, in modo intransitivo».<br />

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