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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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percepibile nel senso che è notabile, può passare nel percepire, ma nondimeno non tutti i noncolto<br />

in un solo colpo possono passare nel percepire, altrimenti l’orizzonte verrebbe meno» 935 .<br />

Ne deriva che in ogni atto di riflessione ci si troverebbe dinanzi ad un insieme di<br />

eventi non-colti, che potrebbero tuttavia essere colti ove riuscissero ad esercitare<br />

sull’io un’affezione tale da condurlo a volgersi verso ciò che lo affetta. Ma<br />

invero l’io potrebbe attivamente rivolgersi verso l’affezione stessa, senza alcun<br />

intervento di quest’ultima, il che renderebbe possibile pensare ciascuna<br />

«tendenza affettiva» accompagnata da altre tendenze di «un nuovo livello», cui<br />

potrebbero seguire delle altre ancora e così via, all’infinito 936 . Tale regresso<br />

all’infinito sarà nuovamente messo a tema nel corso del Ms. C 16 del 1932, nel<br />

quale, analogamente a quanto accadeva nei Manoscritti di Berna, il divenire<br />

conscio di un oggetto è spiegato secondo un processo graduale, che dapprima fa<br />

procedere l’affezione da una unità oggettiva verso l’io, e quindi contempla una<br />

azione dell’io medesimo verso l’unità oggettiva. Ne consegue che l’io diviene sia<br />

un polo delle affezioni e delle azioni, sia un polo delle sue proprie affezioni e<br />

azioni 937 . A loro volta, però, l’«auto-affezione [Selbstaffektion]», tanto quanto<br />

l’«auto-azione [Selbstaktion]» sono propriamente da riguardarsi nei modi di una<br />

«riflessione [Reflexion]», la quale si distingue dagli «atti diretti [geraden Akten]»<br />

i quali sono atti dell’io che concernono gli oggetti, ma non ciò che è di<br />

pertinenza dell’io stesso 938 . «Attraverso la riflessione gli atti diventano tematici e<br />

diventa tematica la sintesi che li polarizza, ovvero il polo egologico, e l’identità<br />

fra l’io fungente e l’io tematico diviene tematica in una riflessione che torna a<br />

più riprese» 939 , scrive Husserl, volendo precisare che l’atto riflessivo rivolto<br />

verso l’io e le sue affezioni ed azioni, coglie un io che è già fungente in modo<br />

anonimo. Infatti, l’io che, nella riflessione, è sottoposto ad un atto diretto di<br />

tematizzazione da se medesimo proveniente, conosce una «derivazione<br />

[Abkünftigkeit]», la quale trova la propria assisa in una “pre-unità di coscienza”<br />

(Vor-Bewusstheit) 940 . Questa – ha osservato Toine Kortooms – è da intendersi<br />

935<br />

Ivi, p. 284.<br />

936<br />

Ivi, p. 285.<br />

937<br />

E. Husserl, Späte Texte über Zeitkonstitution (1929-1934). Die C-Manuskripte, cit., pp. 364-<br />

365: «In questa prospettiva, io divengo affettivo e attivo per me stesso, nell’ultima prospettiva io<br />

non posso occuparmi soltanto con altre cose, ma anche con me stesso, e perciò posso occuparmi<br />

con me stesso come un occupato con questo e quello. Io non sono solo, io sono anche<br />

costantemente per me ente e in quanto tale sempre e necessariamente conscio di me stesso nella<br />

più originaria originalità».<br />

938<br />

Ivi, p. 366.<br />

939<br />

Ivi, p. 190.<br />

940<br />

Cfr. Ivi, pp. 190-191: «Che l’io come polo degli atti è tematico, significa che l’io fungente è<br />

tematico, e in una ulteriore riflessione sugli atti che si tematizzano, essi e i loro poli diventano<br />

tematici come quegli atti precedenti e quelli che tematizzano il loro io, e allo stesso tempo<br />

diventa tematica l’identità dell’io in diversi modi del fungere e dell’essere tematico. Ciò vale per<br />

tutte le affezioni e le cose che diventano tematiche: che l’affezione era consaputa prima del<br />

divenire tematico, è il risultato di una riflessione e di una identificazione successive. Ma la cosa<br />

essenziale è questa: se io mi rivolgo verso una affezione, allora la trovo come un elemento<br />

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