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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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Secondo una accattivante intuizione di Walter Benjamin, il movimento<br />

che modella e coniuga il protagonista della Recherche al proprio tempo, si<br />

amplia fino a comprendere lo stesso ambito spaziale 436 . Ciò, però, non si verifica<br />

perché lo spazio vissuto così come il tempo vissuto si compongono a partire da<br />

un medesimo centro, rappresentato dal nostro corpo, che, quale «involucro del<br />

mondo percepito», ne unificherebbe le dimensioni anche ricorrendo ad una<br />

trasfigurazione della realtà sensibile 437 . Piuttosto, tale reciproco implicarsi<br />

sarebbe da porre sotto un principio di analogia che avvicina eternità ed ebbrezza,<br />

sebbene, forse, tale ebbrezza preferisca in ultimo «venir meno nella rinuncia<br />

piuttosto che peccare – realizzandosi – contro il proprio concetto» 438 . L’ebbrezza<br />

che la conquista della eternità infonderebbe, non è, infatti, il soddisfatto esito<br />

della contemplazione di un tempo illimitato, bensì il malsicuro approdo cui porta<br />

una concetrazione sul presente alla quale è precluso ogni conforto proveniente<br />

tanto da un graduale maturare di esperienze quanto da una riflessione persuasa<br />

dei propri mezzi. 439 L’atto di presentificare in ogni circostanza il dramma<br />

dell’esistenza è se mai dettato dall’ansia spasmodica di misurarsi con lo<br />

sprofondante decadimento che il tempo, trascinando «il mondo nel suo vortice<br />

con la forza del maelstrom» 440 , lascia dietro di sé. Ma a ben vedere il tentativo di<br />

portare sempre in presenza la vita, si lascia a sua volta sedurre da un’illusione, la<br />

quale, però, non si acclara per l’intervento di un nuovo e più saldo criterio di<br />

verità, bensì per una logica fenomenologica che nel cogliere nel presente un<br />

«limite ideale» induce a riconoscere nella presentificazione una mera<br />

«rappresentanza [Repräsentation]» 441 . Per meglio definire quest’ultimo concetto,<br />

ci si riferirà al Ms. K I 55 442 , nel quale Husserl ha dapprima inteso pervenire ad<br />

436 W. Benjamin, Per un ritratto di Proust, cit., p. 37: «L’eternità di cui Proust dischiude degli<br />

aspetti non è il tempo illimitato, ma il tempo intrecciato. Ciò che veramente gli importa è il corso<br />

del tempo nella sua forma più reale, e cioè intrecciata con lo spazio (…)».<br />

437 G. Florival, Le désir chez Proust, cit., pp. 56-64.<br />

438 T. W. Adorno, Minima moralia. Reflexionen aus dem deschädigten Leben, Suhrkamp,<br />

Frankfurt a. M. 1951; trad. it. di R. Solmi, Minima moralia. Meditazioni della vita offesa,<br />

Einaudi, Torino 1994, p. 209.<br />

439 Si confronti altresì quanto al riguardo noti G. Agamben: «(…) l’oggetto della Recherche non è<br />

un’esperienza vissuta, ma, proprio al contrario, qualcosa che non è stato né vissuto né esperito; e<br />

nemmeno il suo subitaneo affiorare nelle intermittences du cœur costituisce un’esperienza, dal<br />

momento che condizione di questo affiorare è appunto una vacillazione delle condizioni kantiane<br />

dell’esperienza: il tempo e lo spazio». A presentarsi, dunque, è un soggetto «espropriato<br />

dell’esperienza: un’esperienza senza soggetto né oggetto: assoluta» (Id., Infanzia e storia.<br />

Distruzione dell’esperienza e origine della storia, Einaudi, Torino 2001, pp. 38-39).<br />

440 W. Benjamin, Per un ritratto di Proust, cit., pp. 37-38.<br />

441 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., pp. 40-41; trad. it. p. 74.<br />

Ma si veda anche la Beilage II, pp. 101-103; trad. it. pp. 125-128.<br />

442 Tale manoscritto, databile 1893, è stato inizialmente ricompreso, nella parte d’esso non<br />

numerata, nel X volume della Husserliana, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins,<br />

cit., pp. 137-151; trad. it. pp. 165-176, per quindi essere integralmente pubblicato nel XXII<br />

volume della medesima collana, Aufsätze und Rezensionen (1890-1910), hrsg. v. B. Rang,<br />

Martinus Nijhoff, Den Hague – Boston – London 1979, pp. 269-302; la cui trad. it. di S. Besoli,<br />

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