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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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propri di un atteggiamento fenomenologico-descrittivo 1330 . Tuttavia quelle<br />

affinità storiche e teoriche che – come la critica ha già da tempo osservato –<br />

legano la pagina musiliana all’insegnamento husserliano ed in particolare a<br />

quello delle Logische Untersuchungen 1331 , nel riverberarsi sull’opera proustiana<br />

acquisiscono una specificità di diverso tono. Priva di un accesso diretto a quella<br />

temperie filosofica nella quale la riflessione fenomenologica aveva mosso i suoi<br />

primi passi, la poetica proustiana ne adotta parimenti le prospettive, non già,<br />

però, acquisendole come suoi presupposti metodologici, ma tornando ogni volta<br />

a verificare la loro fondatezza e coerenza; e con ciò, in pari tempo,<br />

rischiarandone i limiti e le oscurità 1332 . Come in Cézanne, le cui deformazioni<br />

prospettiche cessano d’essere visibili per se stesse quando le si guardi trasfuse<br />

nell’impianto complessivo delle sue composizioni, così le descrizioni di Proust<br />

non sono giammai univoche, ma danno l’impressione di un ordine nascente che<br />

si coagula sotto gli occhi del lettore 1333 , non già, tuttavia, cristallizzandosi in una<br />

1330 Come scrive E. Paci, Fenomenologia e narrativa, in Id., Relazioni e significati, vol. 1,<br />

Lampugnani Nigri, Milano 1965, pp. 175-181, «tornare al romanzo è tornare alle cose stesse»,<br />

ma non alla maniera di un pretto realismo, bensì in quella di un porsi in gioco, onde far sì che il<br />

romanzo «diventi un esercizio originario, l’esercizio per la “donazione di senso”» (Ivi, p. 177).<br />

Anche per questo, aggiunge altrove Paci, laddove il romanzo classico poteva ancora cedere<br />

all’illusione di descrivere tutto, «il romanzo contemporaneo sa che la descrizione è inesauribile e<br />

che se l’intenzione tende alla verità la prospettiva è sempre parziale» (Id., Fenomenologia e<br />

letteratura, in Id., Relazioni e significati, vol. 1, cit., pp. 164-174, qui p. 172).<br />

1331 R. Musil, Tagebücher, hrsg. v. A. Frisé, Rowohlt Verlag, Hamburg 1976; trad. it. di E. De<br />

Angelis, Diari 1899-1941, 2 vol., Einaudi, Torino 1980, pp. 191-195 e pp. 197-199, vol.1. Cfr. a<br />

questo proposito, oltre alle pagine dedicate a Musil da M. Cacciari in Krisis, Feltrinelli, Milano<br />

1976, in part. pp. 140-141, i saggi di C. Menges, Über phänomenologische Strukturen im “Mann<br />

ohne Eigenschaften”, in «Modern Austrian Literature», 3-4, 1976; trad. it. di M. Cupellaro, I.<br />

Heimbecker, Strutture fenomenologiche nell’Uomo senza qualità. Robert Musil e Edmund<br />

Husserl, in Musil. Anni senza sintesi, a c. di L. Mannarini, Lerici, Cosenza 1980, pp. 163-189, e<br />

di P. Rateni, Robert Musil: l’Europa senza qualità. Fenomenologia di una crisi, in «Annali<br />

dell’Istituto Orientale di Napoli – Studi Tedeschi», 29, 1986, pp. 215-255, in part. pp. 246-249;<br />

nonché l’ampio studio di H. Cellbrot, Die Bewegung des Sinnes: zur Phänomenologie Robert<br />

Musils im Hinblick auf Edmund Husserl, Fink, München-Salzburg 1988. Sotto un profilo<br />

storiografico si rivela altresì utile quanto rilevi E. Albertsen, Ratio und “Mystik” im Werk Robert<br />

Musils, Nymphenburger Verlagshandlung, München 1968, in part. pp. 13-17.<br />

1332 Ha osservato M. Kundera, L’art du roman, Gallimard, Paris 1986; trad. it. di E. Marchi,<br />

L’arte del romanzo, Adelphi, Milano 1994, p. 54: «Il romanzo conosce l’inconscio prima di<br />

Freud, la lotta di classe prima di Marx, pratica la fenomenologia (la ricerca dell’essenza delle<br />

situazioni umane) prima dei fenomenologi. Che stupende “descrizioni fenomenologiche”<br />

nell’opera di Proust, che non ha conosciuto nessun fenomenologo».<br />

1333 Cfr. M. Merleau-Ponty, Le doute de Cézanne, in Id., Sens et non-sens, cit.; trad. it. di P.<br />

Caruso, Il dubbio di Cézanne, in Senso e non-senso, cit., pp. 27-44, qui p. 33. Sebbene non<br />

esplicito, l’accostamento dell’opera di Cézanne con quella di Proust non parrebbe, anche alla<br />

luce del complessivo sviluppo del pensiero di Merleau-Ponty, essere ingiustificato. Anzi, il<br />

Cézanne di cui tratta il filosofo francese parrebbe significativamente modellarsi sul personaggio<br />

proustiano di Elstir nello sforzo di dipingere la nostra primordiale esperienza percettiva, di<br />

«eguagliare la riflessione alla vita irriflessa della coscienza» (M. Merleau-Ponty, Fenomenologia<br />

della percezione, cit., p. 25; ma al riguardo si veda l’esauriente contributo di M. Carbone, Il<br />

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