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PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA

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itenere la ritenzione «non già una modificazione nella quale i dati impressionali<br />

vengono conservati (…), ma un’intenzionalità, e un’intenzionalità sui<br />

generis» 871 . La specificità della ritenzione consisterebbe nel non essere un atto<br />

intenzionale indipendente e, insieme, nel non essere diretta verso un oggetto<br />

intenzionale 872 . Come pure è stato autorevolmente suggerito, «l’impressione<br />

primordiale ritenuta nella ritenzione non è semplicemente rappresentata come se<br />

fosse una immagine, ma è data propriamente nell’intuizione»; in tal senso la<br />

ritenzione andrebbe considerata come «una coscienza intenzionale, attuale ed<br />

intuitiva di una attualità di coscienza passata, che è mantenuta in modo attuale,<br />

benché essa non sia esperita come un oggetto intenzionale» 873 . Nondimeno tale<br />

lettura condurrebbe alla definizione di una coscienza intenzionale senza oggetto<br />

intenzionale 874 . Il che parrebbe inconciliabile con la necessità di pervenire, in un<br />

processo di «ripetizione [Wiederholung]» che si compie attraverso il ricordo<br />

primario e da qui attraverso il ricordo secondario, alla identificazione<br />

dell’oggetto; identificazione da intendersi come il punto d’approdo di quella<br />

libertà che consente di ripercorrere la catena delle successioni a proprio<br />

piacimento 875 . L’effettivo esercizio di codesta libertà è sì dipendente dai diversi<br />

gradi di chiarezza della rammemorazione 876 , ma esso parrebbe pur sempre<br />

871 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 118; trad. it. p. 143.<br />

872 Ivi, p. 118; trad. it. p. 143: «La ritenzione non è di per sé un “atto” (…), bensì una coscienza<br />

istantanea della fase defluita, e insieme una base per la coscienza ritenzionale della fase<br />

prossima. Ogni fase, in quanto ha ritenzionalmente coscienza della precedente, racchiude in sé, in<br />

una catena di intenzioni mediate, l’intiera serie delle ritenzioni trascorse».<br />

873 R. Bernet, Die ungegenwärtige Gegenwart, cit., p. 43. Ma altrove, lo stesso Bernet ha<br />

ulteriormente sottolineato che: «Nella coscienza interna, ogni impressione originaria è<br />

originariamente intrecciata con una coscienza protenzionale e con una coscienza ritenzionale<br />

dirette verso altre impressioni originarie di là da venire o già trascorse (Qui conviene quindi non<br />

confondere queste ritenzioni e protenzioni della coscienza interna con una coscienza<br />

intenzionale, vale a dire con quegli atti di presentificazione – al modo della rimmemorazione o<br />

dell’attesa – che si rapportano a degli oggetti trascendenti appartenenti a un tempo obiettivo<br />

passato o futuro)» (Id., Conscience et existence. Prospectives phénoménologiques, Puf, Paris<br />

2004, p. 98; cfr. inoltre Id., La présence du passé dans l’analyse husserlienne de la conscience<br />

du temps, in «Revue de Métaphysique et de Morale», 2, 1983, pp. 178-198, in part. pp. 189-190).<br />

874 V. Costa avverte che in più luoghi, a cominciare dalle lezioni sulla sintesi passiva, Husserl<br />

avrebbe definito la ritenzione una rappresentazione vuota che non può darsi intuitivamente (Cfr.<br />

E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., p. 72; trad. it. pp. 114-115 e p. 77; trad. it. p.<br />

120). «Più precisamente, riguardo alle ritenzioni, non solo non vi è un’intenzione intesa come<br />

atto dell’io, come atto dossico, ma neanche nel senso di un’intenzione passiva, di una direzioneverso,<br />

di un tendere verso il riempimento tipico delle protenzioni o del ricordo». La ritenzione,<br />

per questo interprete, andrebbe se mai definita come una “traccia”, che «costituisce la scena della<br />

presenza intuitiva senza appartenere al suo ordine» (Id., L’estetica trascendentale<br />

fenomenologica, cit., pp. 107-108).<br />

875 E. Husserl, Zur Phänomenologie des Inneren Zeitbewußtseins, cit., p. 42; trad. it., p. 76: «Io<br />

“ripeto” la coscienza di questa successione, la presentifico ricordandomene. Io “posso” far<br />

questo, e lo posso “quante volte mi pare” [beliebig oft]. A priori, la presentificazione di un<br />

vissuto rientra nell’ambito della mia “libertà”».<br />

876 Cfr. E. Husserl, Analysen zur passiven Synthesis, cit., pp. 372-373.<br />

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