PENSIERO E SENSO NELL'ESPERIENZA ... - FedOA
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saggista francese muove, nell’indicare una intrinseca superiorità della memoria<br />
sulla storia, dal riconoscimento nella prima di una capacità di rendere con lucida<br />
vivezza la plenitudine di un tempo che si articola nell’eterno 1040 , o, più<br />
esattamente, nella “internità”, intesa come «nembo non-storico» tutto compreso<br />
in una dimensione di pura attualità 1041 . Ad urgere nel confronto che si instaura<br />
fra Storia e Memoria, ossia fra una prospettiva che riflette il fenomeno e sul<br />
fenomeno ponendosi in parallello rispetto ad esso, ed altra che, invece, si pone in<br />
posizione centrale ed assiale 1042 , non è soltanto l’intenzione di «rifiutare un<br />
tempo comandato tanto dalle cause discendenti dal passato, quanto dalle cause<br />
finali della posterità» 1043 , ma, piuttosto, la volontà di realizzare un<br />
oltrepassamento del tempo reificato nella cogenza del puro presente, onde<br />
pervenire al riconoscimento di un a priori storico che senza sfuggire alla<br />
storicità, riesce tuttavia incircoscrivibile nella sua attualità 1044 . Fissando<br />
attraverso il filtro della memoria l’apparire del fenomeno, si noterà che la<br />
direzione ch’esso assume si presenta non più secondo uno scandirsi ordinato ed<br />
omogeneo, ma nei modi propri di una durata che in nulla si apparenta alla<br />
regolarità di una temporalità matematico-storico-teorica 1045 . Ad estrinsecarsi in<br />
tale prospettiva è l’immagine di un istante che si lascia comprendere unicamente<br />
nelle forme di una dialettica che, definendosi nel paradosso di una cronologia<br />
nella quale il passato non cessa di passare, il presente è soggetto ad un continuo<br />
mutare ed il futuro tarda sempre a venire, si estranea dal tempo storico, pur<br />
iscrivendosi in esso 1046 . Ne consegue che la nozione stessa di “esperienza”<br />
lungo l’avvenimento; la storia scivola parallela all’avvenimento. La memoria è perpendicolare.<br />
La memoria si immerge e cala e sonda nell’avvenimento».<br />
1040<br />
Cfr. F. Bédarida, Histoire et mémoire chez Péguy, in «Vingtième Siècle. Revue d’histoire»,<br />
73, 2002, pp. 101-110, in part. p. 105.<br />
1041<br />
G. Deleuze-F.Guattari, Qu’est-ce que la philosophie?, Minuit, Paris 1991; trad. it. di A. De<br />
Lorenzis, Che cos’è la filosofia?, Einaudi, Torino 1996, pp. 105-106.<br />
1042<br />
C. Péguy, Clio, cit., p. 186.<br />
1043<br />
D. Besnais, Péguy critico della ragione storica. L’inglorioso verticale, a c. di A. Prontera,<br />
Milella, Lecce 1992, pp. 14-15; ma si consideri altresì quanto affermato da R. Dadoun, Tempo,<br />
scrittura, storia ed eros in Péguy, a c. di A. Prontera, Milella, Lecce 1987, per il quale, nell’opera<br />
di Péguy, «il tempo lineare (lineare sempre, anche se la moltiplicazione delle linee lo fa più<br />
spaziale, più voluminoso), definito dalla misura e dalla quantità, il tempo “come inanellato”,<br />
(…), che la storia impone, ha per effetto di costringere e di ridurre – di rimuovere? – la durata<br />
vivente, ontologica, qualità pura, che è l’essenza della realtà umana. Questa degradazione della<br />
durata è particolarmente grave quando è in gioco la dimensione del futuro: la durata come<br />
apertura, portatrice di quei valori chiamati “speranza”, “anticipazione”, “creatività”, “utopia”,<br />
ecc., è riportata allo stato di segmento, di canalizzazione che si prolunga, compiendo e finendo<br />
una linea selettiva del passato» (Ivi, pp. 45-46).<br />
1044<br />
Cfr. la definizione di “a priori storico” offerta da M. Foucault in L’archéologie du savoir,<br />
Gallimard, Paris 1969; trad. it. di G. Bogliolo, L’archeologia del sapere, Rizzoli, Milano 1971, in<br />
part. alle pp. 148-149.<br />
1045<br />
Cfr. C. Péguy, Clio, cit., pp. 211-212.<br />
1046<br />
La derivazione benjaminiana, e segnatamente dalle Thesen über den Begriff der Geschichte<br />
(1939), di queste ultime considerazioni risulta tanto perspicua che denunciarla quasi non sarebbe<br />
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